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29 Ottobre 2007 | Innovazione

E-LEZIONI: USA 2008, -100 al Super Martedì

Mancano 100 giorni al Super-Tuesday, il supermartedì delle primarie. Quando cioè circa la metà degli elettori Usa alla consultazione del 5 febbraio avrà verosimilmente deciso i nomi dei due avversari nel duello finale per la Casa Bianca, quello del 4 novembre 2008. Al momento tutto sembra indicare che sarà Hillary contro Rudy : l’ex first lady, Hillary Clinton, senatore dello Stato di New York, 60 anni appena compiuti, è ampiamente in testa nei sondaggi e la sua macchina di propaganda elettorale, grazie anche ad ingenti finanziamenti, è molto ben oliata. Tra i repubblicani, l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani guida la compagine dei candidati repubblicani, ma con un distacco minore rispetto a quello che Hillary ha sui suoi avversari. Inoltre, tutti i più recenti sondaggi danno la Clinton vincente su Giuliani, con un margine di oltre 10 punti, ma a oltre un anno delle elezioni presidenziali tutto può ancora succedere. Rispetto agli anni precedenti, il calendario delle primarie è totalmente differente, perchè i grandi Stati, quelli più popolosi le hanno anticipate per essere sicuri di contare davvero nella scelta dei candidati . A meno di sorprese dell’ultimo minuto, si inizierà il 3 gennaio nell’Iowa, dove le assemblee locali, i cosiddetti caucus, si esprimeranno sia sui candidati democratici sia su quelli repubblicani. Poi toccherà, probabilmente l’8 gennaio, al New Hampshire, dove tradizionalmente si svolgono le prime vere elezioni primarie. Il primo dei grandi Stati a esprimersi sarà il Michigan (il 15 gennaio) e a fine mese si voterà prima in South Carolina poi in Florida. Il 5 febbraio, infine, con un super martedì più ampio del solito e questa volta davvero decisivo, si esprimeranno gli elettori di una ventina di Stati, tra cui i tre più popolosi, California, Texas e Stato di New York.   In campo democratico le prime sorprese potrebbero venire da John Edwards, l’ex senatore della North Carolina, molto forte in Iowa e anche in South Carolina. Il quotidiano conservatore The Washington Times esprime scetticismo sul futuro del senatore, nero dell’Illinois Barack Obama, che ha deciso di non partecipare alle primarie del Michigan, mentre Hillary ci sarà. Secondo Sam Riddle, l’ex direttore delle campagne elettorali del reverendo Jesse Jackson, Obama “avrebbe potuto vincere in Michigan grazie a una base di studenti e di lavoratori molto entusiasti… trovandosi in una posizione unica per battere Hillary” Il quotidiano politico scrive che tra i repubblicani c’è una grande squadra con ottimi possibili ministri, manca soltanto il leader. A contendere la leadership a Giuliani (un ottimo potenziale ministro per la sicurezza interna), c’è l’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney, un mormone che può ottenere buoni risultati nel New Hampshire; l’ex attore del serial Law and Order Fred Thompson; il senatore dell’Arizona John McCain e l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee. Fatto sta che Hillary e Rudy si comportano già ora da potenziali vincitori. In un comizio oggi nella Abyssinian Church, la principale chiesa battista di Harlem, Hillary ha detto che mancano solo 15 mesi ai cambiamenti alla Casa Bianca e che “l’era della diplomazia dei cowboy è finita” Con toni decisamente diversi, Rudy ha chiesto alla Casa Bianca di cancellare immediatamente i 20 milioni di aiuti destinati allo Yemen, le cui autorità hanno appena scarcerato Jamal al Badawi, il terrorista di Al Qaida responsabile dell’attentato al’Uss Cole, nel 2000, con la morte di 11 marinai americani.

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