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3 Ottobre 2007 | Innovazione

E-LEZIONI: USA 2008, Hillary superstar e Obama gliele canta

L’ex first lady incassa 27 milioni di dollari per la campagna elettorale nel trimestre luglio-settembre e stacca il senatore Barack Obama (20 milioni raccolti) anche nei sondaggi: Washington Post e Abcnews sentenziano 33% di vantaggio per Hillary alle primarie dei Democratici. Il sondaggio promosso dal quotidiano statunitense suona come una sentenza definitiva: la senatrice Hillary Clinton raccoglie il 53% dei consensi fra simpatizzanti democratici, Barack Obama il 20% e John Edwards il 13%. Cosa fa volare la ex first lady nei sondaggi? La popolarità riflette la fiducia degli elettori nella maggior capacità della senatrice di rappresentare il cambiamento e di battere i Repubblicani, vero spauracchio dei simpatizzanti Democratici. Inoltre, le comparsate in tv del marito Bill Clinton spingono gli indecisi a dare il voto a Hillary e anche il lavoro dietro le quinte della figlia Chelsea sta rivelandosi molto utile ai fini dell’immagine pubblica della signora Clinton. Così il mite e pacifista Barack Obama parte all’attacco e piazza in 48 ore un duro attacco alla famiglia Clinton, ormai sempre più diretta verso un posto nella storia politica come “regnante” negli Usa (Bill due mandati presidenziali, Hillary favorita alla Casa Bianca e Chelsea che promette un futuro da inquilina a Washington). Al centro della polemica innescata da Obama c’è la figura molto compromessa di Hillary Clinton, democratica nel cuore ma repubblicana per quanto riguarda il portafoglio e sempre criticabile per la scelta di appoggiare la guerra in Iraq ai tempi del voto sulla questione mediorientale al Congresso. Inoltre, non convince la sua presunta riforma della sanità, che da privata dovrebbe diventare semi-pubblica nel caso di elezione della Clinton. Questo progetto era già stato abbandonato durante il primo mandato del marito Bill grazie alle forti pressioni (leggi mazzette) delle case farmaceutiche e delle assicurazioni private. Ma sopra la testa dei candidati alle primarie dei Democratici aleggia il fantasma di Al Gore che, in attesa di sapere se riceverà a Oslo il premio Nobel per la pace, si defila dalla scena politica. Dopo un Oscar per il film “Una scomoda verità”, un best seller come il libro “The Assault on Reason” e un probabile Nobel della pace come potrebbe rimanere in pantofole davanti al caminetto del suo ranch a Nashville nel Tennesee?

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