In vista delle primarie di partito per la corsa alla Casa Bianca si fa un gran uso di internet con social network, blog, video sharing e siti di tipo web 2.0 oltre ai consueti dibattiti in tv . Tutti parlano in inglese, nessuno sfrutta lo spagnolo che è la seconda lingua più diffusa negli Usa. Perché Mentre impazzano i dibattiti politici tra i candidati democratici e repubblicani emerge la questione “latina”. Poche sere fa a Miami è andata in onda una tribuna elettorale sul canale Univision (network televisivo americano in lingua spagnola) in spagnolo con sottotitoli in inglese. Ma se ci si butta sul web non ci sono esempi di siti dedicati alle primarie, che adottino lo spagnolo come seconda lingua dopo l’inglese. Il mondo dei social network si raggruppa intorno alla stessa lingua e sono pochi gli esempi di un simile servizio in spagnolo. Esistono MiMun2, elHood, myGrito, VosTu, MiGente, ZonaZoom, Quepasa, Lazona e LatinosConnected, ma si rivolgono più al mondo della musica online e del dating. Della politica, nessuna traccia. Bisogna fare due considerazioni, allora. La prima, molto semplice, è che l’inglese è la “lingua franca” per il web e per le comunità che vivono nella blogosfera. La seconda, più complessa, riguarda i cittadini statunitensi di madrelingua spagnola e che non parlano inglese. Una recente (marzo 2007) ricerca del Pew Internet & American Life Project e del Pew Hispanic Center dimostra che solo un latino su tre, che vive negli Usa, va online. Di contro, il 78% dei latini che parlano come prima lingua l’inglese e il 76% bilingue sono protagonisti sui social network utilizzando l’inglese come lingua principale. Inoltre, gli studenti di origine latina hanno un tasso di abbandono dell’istruzione più che doppio rispetto agli afroamericani e quattro volte maggiore rispetto ai bianchi non di origine spagnola. Meno istruzione hanno e meno sono online a creare gruppi di interesse comune, specialmente con argomento principale la politica.
E-LEZIONI: USA 2008, “No se habla español?”

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