A partire da questa sera The Social Network di David Fincher parlerà anche italiano . La pellicola più attesa di fine anno sbarca nei cinema nostrani con il suo ritmo incalzante e la colonna sonora sopraffina. Il film, tratto dal romanzo di Ben Mezrich The accidentally billionaires , ripercorre il periodo che ha portato alla genesi di Facebook e lo fa scaraventando lo spettatore nell’intimità complessa e geniale dei protagonisti. The Social Network è la storia del capitalismo moderno, o meglio, digitale. E’ la storia di quel sistema economico nato e cresciuto nella Silicon Valley e genitore di una quantità smisurata di giovani menti travolte dalla rapidità del successo in formato digitale. The Social Network è storia della rapidità , degli effetti che la digitalizzazione del mondo ha sul tempo. Un tempo in cui esci di casa per andare a vedere un film su Facebook e l’ultima cosa che fai prima di chiudere la porta è controllare se hai nuove richieste d’amicizia. O addirittura ti colleghi al tuo profilo con lo smartphone mentre sei al cinema. Facebook è già storia mentre la sua storia è ancora tutta da scrivere. E’ già fenomeno nelle mani di sociologi, psicologi, filosofi e registi, mentre gli effetti concreti che ha sulla vita delle persone sono ancora da valutare. E’ storia prima di essere entrato in borsa, prima di aver avuto una fisiologica parabola discendente e addirittura prima di aver fatturato tutto il denaro che vale in potenza. Denaro, in potenza, che scandisce l’intero ritmo della pellicola nonostante il protagonista sia mosso da tutt’altri intenti. E questa è la grande contraddizione di The Social Network , che nel delineare la figura di Zuckerber corregge le sbavature del personaggio costruito da Mezrich, e di Facebook: fare soldi, una montagna di soldi, senza aver avuto quello come obiettivo. Una contraddizione che nella Silicon Valley è da tempo, tempo digitale ovviamente, una risposta.
E’ tempo (digitale) di The Social Network

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