Finalmente risolto dopo quasi due secoli il mistero della grande carestia che colpi il Giappone nella prima metà del XIX secolo.
Conosciuta come la carestia dell’era Tenpō (Tenpo no kiken), fu la carestia che ebbe luogo per pediodo Tenpō in Giappone (1830-1844, quando sul trono regnava l’imperatore Ninko-tennō).
Si ritiene che la carestia sia cominciata nel 1832, e che durò fino al 1839; venne registrato un aumento del numero di mendicanti in tutto il Giappone settentrionale, e tra il 1834 e il 1840, solo otto delle sessantotto province del Giappone registrarono un aumento della popolazione; 27 province registrarono un calo della popolazione del 5% o più.
La carestia fu inoltre una delle principali calamità che scossero la fede del popolo nel bakufu (il governo militare dello shogun) al potere.
Finora gli studiosi ritenevano che la causa della carestia del 1831 fosse l’eruzione del vulcano che diede origine all’isola Ferdinandea al largo della Sicilia, rappresentando un annoso rompicapo per gli studiosi. La sua esatta localizzazione è stata a lungo dibattuta, mentre le uniche certezze riguardavano le pesanti conseguenze di quell’evento.
Ora lo studio guidato dall’Università di St. Andrew nel Regno Unito, e pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas), ha analizzato le ceneri intrappolate nelle carote di ghiaccio prelevate in Groenlandia e ha dimostrato che il vero colpevole è stato il Zavarickogo, o vulcano Zavarickij, sulla remota isola disabitata di Simushir nel Pacifico.
Si tratta di un sistema di caldere tuttora attivo, e la sua eruzione del 1831 è stata una delle più potenti del XIX secolo, rilasciando così tanta anidride solforosa nella stratosfera che la temperatura media annuale nell’emisfero settentrionale scese di circa 1° C influenzando il clima globale.