Cambiano le strategie delle case discografiche, che aprono a internet come risorsa nel tentativo di aggirare la pirateria. Dodici anni fa nasceva Napster e cominciava l’era della pirateria musicale via web. Le case discografiche lamentano da allora danni incalcolabili ai propri affari e accusano la rete dei propri insuccessi. L’ottusa chiusura al mondo digitale sembra lentamente sgretolarsi. Il file sharing non ferma la propria corsa, così gli addetti ai lavori devono gioco forza sfruttare internet per promuovere la musica e provare a limitare la pirateria: Universal e Sony Music lanciano un piano di distribuzione che prevede l’immediato sbarco online (ufficiale e a pagamento) delle canzoni , appena terminata la fase di produzione. ‘La teoria del singolo’ che ritorna, per vendere il vendibile prima che il file sharing faccia terra bruciata, o per creare enfasi attorno al disco, come stanno facendo in queste settimane R.E.M. e altre band. Lo streaming per la sopravvivenza del mercato.
Editori musicali scoprono internet

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