La Premier Meloni a Parigi con il sindaco Gualtieri e il presidente della Regione Lazio Rocca. Una mostra promozionale è stata orgaanizzata addirittura in Argentina. Si scopre, però, che a due passi dal sito candidato per ospitare nella capitale italiana l’esposizione universale c’è una baraccopoli con condizioni umane preoccupanti.
Come ogni candidatura che si rispetti, anche quella di Roma a sede dell’Expo 2030 vive di promozione in giro per il mondo, nella speranza di convincere chi dovrà votare – il prossimo 23 novembre, al Bureau International des Expositions – a compiere la scelta “giusta”. Il 20 giugno per la presentazione della candidatura all’assemblea generale del BIE, ci saranno la premier Giorgia Meloni, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. Nei giorni scorsi era stata dedicata alla candidatura una mostra fotografica in Argentina, all’ambasciata d’Italia a Buenos Aires. E così, mentre a migliaia di chilometri dalla città va in scena ‘Roma eterna evoluzione’, a pochi passi dal sito candidato a ospitare l’Expo fra sette anni, ci sono condizioni di degrado urbano e sociale difficili da sanare.
Siamo a Tor Vergata, appena fuori dal GRA in direzione dei celeberrimi Colli Romani e del loro celebre bianco. Sorge qui l’area designata per l’Expo 2030, se si dovesse fare a Roma: estesa 210 ettari, dovrebbe sorgere nei pressi delle “Vele” di Calatrava. Sulla carta ci sono un lungo viale alberato sul quale sorgeranno tutti gli stand dei Paesi partecipanti e il parco solare urbano più grande del mondo, dotato di centinaia di “alberi energetici” e pannelli mobili, per assorbire la luce e contemporaneamente fare ombra. Nella realtà, al momento, c’è un’inchiesta del Fatto Quotidiano a raccontare come, a pochi minuti di macchina da questo ipotetico parco delle meraviglie e dell’avanzamento tecnologico, sorga una vera e propria baraccopoli, dove più di 300 persone vivono fra container e baracche, con pochi servizi e ancor meno speranze di uscirne.
Se l’Expo del 2025 a Osaka, sarà fedele al suo titolo – “Delineare la società del futuro per le nostre vite” – passare il testimone a quella di Roma in un contesto simile le risulterebbe davvero difficile. Soprattutto, fa riflettere il fatto che la candidatura di Riad abbia suscitato polemiche in relazione al rispetto dei diritti civili in Arabia Saudita, mentre situazioni come quella della baraccopoli alle porte della prossima (?) Expo italiana non vengano sollevate con altrettanta veemenza dai sostenitori dei diritti umani. Topi, cumuli di immondizia, bambini e famiglie con un’aspettativa di vita più bassa di 10 anni rispetto alla media – racconta Carlo Stasolla dell’Associazione 21 Luglio – ma soprattutto con nessuna prospettiva di affrancarsi da quella, di vita. Non si sa se sperare che questa vergogna tutta italiana emerga come motivo per negarci la seconda Expo in 15 anni, oppure che venga usata per “ricattarci”, con qualche comitato internazionale che dica: “Riprova dopo che avrai sistemato”.
di Daniela Faggion