Insultare qualcuno sulla propria pagina Facebook può essere considerato “ un delitto di diffamazione aggravato dall’aver arrecato l’offesa con un mezzo di pubblicità ” equiparato “sotto il profilo sanzionatorio alla diffamazione commessa con il mezzo della stampa ”. Lo stabilisce una sentenza del tribunale di Livorno, le cui motivazioni sono state depositate nei giorni scorsi. Al centro del caso le affermazioni di Rossella Malanima: poco dopo essere stata licenziata, la ragazza ha pubblicato sulla sua bacheca Facebook affermazioni offensive contro l’azienda e l’ex datore di lavoro. Il giudice ha richiamato l’articolo in cui il reato di diffamazione è punito più severamente nel caso in cui l’offesa sia recata con il mezzo della stampa così come attraverso “ qualsiasi altro mezzo di pubblicità” . Secondo la sentenza, Facebook ha una “ diffusione incontrollata ”.
Facebook come la stampa, diffamare è un’aggravante

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