Uno studio dell’università di Princeton, nei giorni scorsi, aveva predetto l’abbandono pressoché totale di Facebook entro il 2017. Qualche ora più tardi, Mark Zuckerberg & Co. hanno provveduto a dare la loro opinione in merito , attraverso un comunicato intitolato Smontando Princeton e firmato da matematici e informatici attualmente al lavoro per migliorare le funzionalità del sito. La nota demolisce, non senza sarcasmo, la tesi ‘epidemiologica’ che i ricercatori del celebre ateneo : i numeri pubblicati da Facebook – estrapolati dai dati di Google, tanto quanto quelli usati da Princeton – dimostrano come il social sia in ottima salute. 500 milioni di utenti attivi ogni giorno, 850 milioni collegati ogni mese, sono motivo di sufficiente tranquillità per i dirigenti di Menlo Park. “Secono questo metodo ‘fortemente scientifico’ – dicono ironicamente da Facebook – anche l’aria che respiriamo dovrebbe sparire entro il 2060” . Insomma, applicando un modello medico-matematico a dei dati ricavati dalle ricerche di Google si può dimostrare tutto e il contrario di tutto. Il calo delle interrogazioni riguardanti il social network possono dipendere da mille motivi (accessi diretti aumentati dalle app mobili, iper-popolarità del sito, che non viene più cercato, ma direttamente digitato). E se i ragazzini sembrano meno interessati rispetto al passato, così non è per gli adulti: finché molti dei nostri contatti hanno un account attivo, non c’è motivo per abbandonare il social network. Nonostante i difetti del servizio, i suoi problemi di privacy e di qualità dei contenuti, l’abbandono di qualche utente e gli alti e bassi a Wall Street, Facebook resta una realtà solida del web , al momento : prospettarne la fine imminente non significa proporre una tesi matematica, ma azzardare una teoria apocalittica
Facebook fa ironia su Princeton e la diaspora

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