Figlio di papà , così si intitola l’autobiografia di Christian De Sica, edita da Mondadori e in uscita la prossima settimana. Nel libro De Sica si mette a nudo e racconta del suo rapporto con il padre, Vittorio De Sica, e del litigio con il collega Massimo Boldi. Boldi è stato un amico importante , corso al capezzale dell’attore dopo il brutto episodio del petardo che l’aveva colpito all’occhio: ” Boldi piangeva: ‘Christian, è tornato tutto come prima, l’occhio è tornato come prima’. Di Massimo voglio ricordare questo e mi voglio ricordare quanto ci siamo divertiti quando abbiamo fatto i nostri film, sul set, perché lui era molto generoso e rideva moltissimo di quello che facevo io. E se io facevo una cosa o gliela fregavo, lui era contento di dividerla con me, quella battuta. Poi questo suo meraviglioso talento comico l’ha, non so perché, dilapidato . Ha cominciato a imitare Villaggio, faceva le stesse linguette. Massimo invece aveva un rancore sordo e nascosto. Ha cominciato a ragionare in modo malfidato e un po’ ossessivo , prima pensando che io, vivendo a Roma, fossi pappa e ciccia con gli sceneggiatori, con i registi e anche con il nostro produttore. E che tramassi contro di lui a mio vantaggio. Cosa mai accaduta. Non mi piacciono gli intrighi, sono leale, nella vita e nel lavoro “. De Sica ricorda il suo incontro giovanile con il registra del neorealismo Luchino Visconti : ” Eravamo grassi io e mio fratello Manuel. Avevamo dei culi così, i calzoni corti, le facce rotonde. Io dodici e lui quattordici anni. Una sera vediamo arrivare Luchino Visconti, tutto elegante, in un lino bianco pittoresco, assieme ai suoi ragazzi. Magri. Biondi. Eterei. Di contrasto, nerovestiti. Andiamo a mangiare a casa di Luchinoci ubrichiamo, venticinque bottiglie di vino partono e papà urlando come un pazzo: ‘Se quel pederasta di Visconti vi da un’avance a voi, io lo prendo a schiaffi davanti a tutti! “. Infine l’attore parla della triste morte del padre : “P apà è spirato tra le mie braccia il 13 novembre 1974 all’ospedale di Neuilly-sur-Seine, vicino a Parigi. Io recitavo in teatro a Milano. Mia madre mi ha chiamato. Ho preso il primo aereo. Sono arrivato all’ospedale, ho visto papà. Il vestito attaccato alla stampella. Quello blu. Gessato. Elegante. Non aveva più voce: ‘Christian, molla tutto e vieni via con me, mi faccio un ultimo ciclo della cura poi torniamo a Montecarlo. Insieme, Cesare (era un suo amico giocatore accanito come lui) mi sta aspettando. Stai vicino a mamma, Christian, e soprattutto guarda che bel culo che c’ha quell’infermiera “.
Figlio di papà: De Sica parla di Boldi, del padre e di Visconti

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