” Dico subito, per non rischiare malintesi, di essere per il massimo di trasparenza e il minimo di ambiguità in tutto quanto concerne la vita pubblica; e la Rai, il più grande ente radiotelevisivo nazionale, non fa certo eccezione. Tuttavia, calando il principio nella realtà, occorre proteggerlo dai modi che possono trasformarlo in qualcosa di meno dovuto e utile” . Lo scrive Sergio Zavoli , presidente della Commissione di Vigilanza Rai, sul settimanale Oggi . Zavoli conferma i suoi dubbi ” sulla convenienza di indicare nei titoli di coda dei programmi i compensi pagati a interpreti, autori e ospiti” . E aggiunge ”per far valere un principio non è indispensabile far torto al buon senso. Se si vuole, come mi pare giusto e utile, che le spese della Rai, ente pubblico, non siano coperte dal segreto è sufficiente renderle accessibili, a chiare lettere, sul suo sito internet , ormai raggiungibile anche con i cellulari, o per mezzo di una segreteria telefonica, divenuti agili ed equi strumenti di comunicazione”. ”Alternative meno spettacolari – aggiunge Zavoli – e quindi meno efficaci, si dirà, ma prima o poi il marchingegno, nato da un’istanza morale, cioè da una severa premessa, avrebbe un pubblico solo di voyeurs, e non sarebbe una grande conquista del servizio pubblico, tenuto a garantire, sempre, ben altro. Tutto, comunque, al di là dell’insidia vanificante dell’assuefazione, mi parrebbe preferibile al cartellino del prezzo appeso alla coda dei programmi”. ”Vanno certamente sorvegliate le spese fatte con il denaro dei contribuenti – conclude Zavoli – e a un’azienda di quella natura non dovrebbero mancare i mezzi per regolamentare, finalmente, una materia di tale significato; ma la Rai non vive solo di canone, fa parte di un sistema radiotelevisivo dove la pubblicità gioca la propria parte , sia pure con i suoi non squisiti meccanismi di raccolta tra cui primeggiano i nomi dello star system”
[Flash] Zavoli: segnalare i compensi Rai online

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