Un’infermiera dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine ha pubblicato sul proprio profilo di Facebook sue foto con colleghi e medici in corsia. Nelle stesse immagini, però, si scorgono volti e corpi dei pazienti ricoverati nel reparto di terapia intensiva, intubati. Gli scatti, visibili da chiunque perché caricati nella sezione pubblica del profilo, hanno scatenato indignazione e polemiche : “ Cado dalle nuvole, questo è un fatto inaudito – dice Filippo Erice, uno dei dottori ritratti nelle foto – Soltanto un imbecille può averle pubblicate su Internet. È come se organizzassi un party all’interno del reparto di terapia intensiva ” Nel frattempo, la direzione dell’ospedale ha avviato una serie di accertamenti sulla vicenda e vietato l’utilizzo di Facebook ai propri dipendenti , mentre Carlo Favaretti (direttore della struttura) ha definito il fatto “ di una gravità assoluta”. Ma forse, al di là di ogni ulteriore approfondimento sull’annosa questione internet-privacy, certo troppo complicata e distante dall’episodio specifico, sarebbe il caso di parlare di sensibilità e attenzione : qualità che, social network o meno, andrebbero sviluppate personalmente, tra infermieri e non solo.
Foto dei pazienti su Facebook, scoppia la polemica

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