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24 Gennaio 2024 | Attualità, Innovazione

Genitori controllori online, vincono quelli Italiani

Mamme e papà italiani sono quelli che più cercano di verificare che cosa fanno i propri figli quando vanno su internet. Solo il 60% di loro, però, usa un sistema di parental control

Controllare cosa fanno i figli quando si connettono in Rete, bloccare applicazioni e contenuti sconvenienti, quando non propriamente pericolosi, verificare che i propri ragazzi non siano oggetto di molestie: sono alcune delle preoccupazioni di tutti i genitori di adolescenti contemporanei, in particolare di quelli Italiani. Lo dice un sondaggio pubblicato da Panda Mediacenter, che fa capo all’azienda di sicurezza informatica WatchGuard Endpoint Security. Oltre 4000 le persone coinvolte, interrogate in merito a strumenti utilizzati per proteggere i figli e a mancanze percepite rispetto alla protezione degli utenti più giovani.

Quelli italiani sono i genitori europei che controllano maggiormente la vita online dei figli (92,22%), ma in generale la soglia di attenzione dei genitori europei è davvero alta. La differenza sostanziale sta nella percentuale di genitori preoccupati per quanto fanno i propri figli in Rete: in Italia l’87% mentre all’estero al 78%. Appena il 64% dei genitori europei ha messo un software per controllare i dispositivi digitali dei propri ragazzi, siano essi computer, tablet o smartphone: una percentuale relativamente bassa rispetto alla preoccupazione che viene manifestata. Nella presentazione si fa un paragone con quanto accadeva un tempo accadeva con gli antivirus: parevano una spesa inutile poi però si bloccava il computer, si perdevano i dati e tutti correvano al riparo.

In particolare, il sondaggio evidenzia una pesante sottostima della percezione che i genitori hanno del cyberbullismo. Secondo ISTAT, più del 50% degli studenti italiani fra gli 11 e i 17 anni ha subito un episodio di bullismo, mentre secondo l’istituto di ricerca Statista, che lavora su oltre 150 Paesi, il 38% delle persone subisce quotidianamente episodi di cyberbullismo sui social. Dal sondaggio di Panda Mediacenter, invece, emerge che solo l’11% dei genitori racconta che i propri figli sono stati vittime di molestie online.

Per contro, almeno, una volta scoperto il problema, molti di questi genitori (38%) ne hanno parlato con la persona interessata, oppure hanno contattato i genitori dell’altro bambino o la scuola. Circa il 22%, invece, ha anche denunciato il caso alla polizia. Monitorare le attività online dei figli, dunque, non sembra affatto una pratica paranoica, ma un’utile consuetudine di fronte a dinamiche spesso molto subdole.

di Daniela Faggion
Ragazzi e device tecnologici, la sicurezza è una sfida

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