Comincia in queste ore, negli Stati Uniti, il processo contro Apple, sospettata di aver favorito un cartello nel mercato degli e-book in concomitanza con il lancio di iPad. Secondo il Dipartimento di Giustizia, la società avrebbe scientemente dato corda ai grandi editori digitali nella campagna di innalzamento dei prezzi in occasione dell’uscita del suo tablet. Sul banco degli imputati non c’è solo la Mela. Le accuse coinvolgono direttamente anche Harper Collins, Hachette, Macmillan, Pearson e Penguin , ovvero alcuni dei più importanto editori librari del mondo. Il cartello avrebbe deciso un innaturale incremento del costo degli e-book con l’intenzione di sfruttare l’euforia legata all’arrivo di iPad, che avrebbe convinto molti utenti ad acquistare libri tramite iTunes. Parte lesa sarebbe invece Amazon , che offriva volumi digitali a prezzi inferiori ma, secondo le strategie di Apple e delle case editrici, avrebbe dovuto essere penalizzata dalla incompatibilità dei suoi formati con iPad. Tra le prove che l’accusa porterà in tribunale, anche una e-mail di Steve Jobs indirizzata nel 2010 a James Murdoch (figlio di Rupert e capo di Harper Collins): il mentore di Apple discute l’aumento dei prezzi degli e-book da 12,99 a 14,99 dollari, contro i 9,99 della concorrenza. Il processo sarà combattuto : Tim Cook, ceo della società di Cupertino, sostiene la tesi dell’innocenza e ritiene inammissibile un accordo con il Dipartimento, che equivarrebbe ad ammettere la propria colpa. L’Antitrust americano pensa di avere in mano le prove del misfatto e crede che la causa sia cruciale nella definizione di norme meno ambigue sul commercio elettronico. Comunque vada a finire, sarà una sentenza importante per il mondo web.
Gli e-book mettono nei guai Apple

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