Il Parlamento americano si appresta a votare emendamenti e modifiche al Cyber Intelligence Security and Protection Act , tra le proteste degli attivisti internet, che lamentano una totale mancanza di rispetto per la riservatezza degli utenti. La legge, che dovrebbe regolare il rapporto tra sicurezza nazionale e privacy online , verrà con ogni probabilità modificata per permettere agli organi di polizia e alle istituzioni governative di setacciare il web alla ricerca di dati, senza alcuna restrizioni sui modi e i tempi di conservazione delle informazioni. Il Cispa riprenderà così i principi del Patriot Act votato in fretta e furia dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, che limitava le libertà personali e dava ampi poteri a tutti gli organi di sorveglianza. E-mail, profili sui social network e account bancari sono a rischio spia. Non stupisce il fatto che la legge sia sponsorizzata da un centinaio di compagnie hi-tech , tra cui alcune operanti in rete: le aziende sperano che una minore protezione della privacy lasci campo libero allo sfruttamento commerciale dei dati degli internauti. Insomma, sostenere l’atto governativo potrebbe portare giovamento indiretto ai più importanti marchi dell’economia digitale. Gli attivisti online, però, si oppongono al progetto di Washington e gridano alla violazione dei diritti umani, nemmeno giustificata dal clima di terrore ed emergenza che nel 2001 portò all’approvazione, senza troppi malumori, del già citato Patriot Act. Con il rischio che a Cispa si associ Sopa, e che azzeramento della privacy e limitazioni alla libertà d’espressione affossino l’internet americano.
Gli Stati Uniti pronti a spiare la rete

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