Ancora polemiche a Napoli per la messa in onda su Sky della serie televisiva che prende spunto dal libro di Roberto Saviano Gomorra . Grandi manifesti , con frasi di accusa al colosso della tv satellitare e ai politici locali, sono stati affissi in varie parti della città a firma Alfredo Giacometti , un imprenditore già in passato protagonista di simili iniziative a difesa “della dignità del popolo napoletano” . Sull’opportunità e sui rischi di emulazione della produzione di serie tv sulla criminalità organizzata e in particolare su Gomorra sono registrati negli ultimi giorni vari interventi. Oltre allo stesso Saviano , che ha sostenuto che guardare Gomorra e poi emulare le gesta dei personaggi sia profondamente improbabile, hanno detto la sua anche l’attore Toni Servillo che alla cerimonia per il conferimento della cittadinanza napoletana ha affermato: ”Credo che le cose, se sono fatte bene, sono legittime e non credo nelle censure preventive” . La serie tv è partita su Sky Atlantic ieri. Si tratta di dodici puntate realizzate in oltre 30 settimane di riprese per 216 giorni complessivi, 92 dei quali utilizzando effetti speciali e circa 100 giorni di lavoro con il supporto di maestri d’armi e stuntmen. La serie, diretta da Stefano Sollima, racconta la storia del clan dei Savastano, una delle organizzazioni più potenti e influenti di tutto il napoletano. A capo del clan c’è Pietro, un boss vecchio stampo, temuto e rispettato da tutti. Nei primi due episodi il suo impero viene minacciato dal clan rivale guidato da Salvatore Conte: una serie di agguati e intimidazioni apre la guerra per il controllo del territorio.
Gomorra, per la serie tv a Napoli è polemica

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