Google prova a descrivere, raccontare e analizzare la storia della musica novecentesca, dal jazz all’hip hop, passando per rock ‘n’ roll, metal e indie, con Music Timeline , una sorta di flusso in cui si mescolano le diverse correnti e i diversi periodi storici, con le relative band di spicco. Ciascun gruppo, ciascun movimento e ciascuna era viene disegnata tramite un’onda, più o meno gonfia a seconda dello spessore dei nomi che ne fanno parte. Il valore viene indicato dal numero di download che una dato disco, con le sue canzoni, ha registrato online tramite Google Play Music . Molti pezzi scaricati danno molta rilevanza e, come risultato consequenziale, rimpolpano il disegno che appare sulla timeline in un dato periodo, ma anche la sua persistenza lungo il corso dei decenni. Analizzando un gruppo come i Rolling Stones, per esempio, ci si accorge che sono ascoltati ancora oggi (anche con i loro lavori più recenti), ma che la maggior parte dei download riguarda i loro dischi a cavallo tra anni ‘60 e ‘70. L’ascolto del pop, in tutte le sue svariate forme, è continuo ed equamente distribuito, mentre quello del jazz riguarda soprattutto le produzioni tra gli anni ‘40 e gli anni ‘60. A Mountain View hanno scelto di ridurre l’esperienza musicale degli ultimi cento anni a cinque generi (pop, rock, metal, jazz, indie), mentre i sottogeneri sono potenzialmente infiniti . La tassonomia del motore di ricerca, però, si basa esclusivamente sui dati odierni, riguardanti gli utenti digitali, e non raffigura la reale portata delle diverse correnti musicali ‘in diretta’. Inoltre, la Music Timeline non considera servizi come Spotify, iTunes e Amazon Mp3: la musica vista da Google, insomma, è un po’ troppo autarchica.
Google fa la storia della musica, con un’onda

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