Internet sotto assedio, non dei pirati, ma dei governi di tutto il mondo . Le istituzioni nazionali stanno allungando le loro mani sulla rete, cercando sempre più di limitarla e controllarla. Questo si evince dal Transparency Report di Google , iniziativa semestrale che indicizza le richieste dei governi sui dati veicolati dal web. Tra gennaio e giugno 2012 si contano 20.938 appelli governativi, per vagliare le attività di 34.614 account . Sono dunque moltissime le persone controllate, nei modi più svariati: dai social network alle e-mail, per finire con i blog e i siti. Tra questi spicca l’ex capo della Cia, David Petraeus, dimessosi recentemente per uno scandalo sessuale, la cui casella Gmail veniva tenuta sotto sorveglianza. Tra i Paesi più ingerenti nei confronti della rete ci sono gli Stati Uniti , che hanno inoltrato a Google 7.969 richieste di blocco di contenuti web ritenuti offensivi, pericolosi o sgradevoli. A Mountain View hanno soddisfatto il 90% degli appelli. Anche l’India vaglia attentamente i materiali online e ha chiesto l’intervento censorio di BigG per 2.319 volte (il 64% delle quali con successo). L’Italia, una volta tanto, è tra gli Stati virtuosi, con appena 18 richieste di rimozione e 841 di accesso ai dati in sei mesi. Privacy, sicurezza, copyright, pornografia e violenza sono le problematiche che più preoccupano le istituzioni. La censura governativa è invece lo spauracchio degli internauti di mezzo mondo.
Google, la mano dei governi sul web

Guarda anche: