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5 Novembre 2008 | Attualità

Google rinuncia all’accordo pubblicitario con Yahoo!

La complicata questione sembra aver raggiunto il suo epilogo: Google ha deciso di rinunciare definitivamente all’accordo pubblicitario con Yahoo!. La scelta, anticipata nei giorni scorsi ed espressa sul suo blog , è stata inevitabile per il colosso del web in seguito alla netta presa di posizione dell’antitrust statunitense. L’ultimo tentativo dei due gruppi, risalente a qualche giorno fa, è stato quello di rivedere i termini dell’accordo, nel tentativo di convincere i tanti, troppi, pareri poco favorevoli. Google e Yahoo! avevano proposto una riduzione della durata dell’accordo da dieci anni a due. Inoltre, avevano posto un limite del 25% al guadagno generato dal portale grazie al motore di ricerca numero uno al mondo. Gli inserzionisti pubblicitari avrebbero poi deciso se visualizzare i propri banner pubblicitari sui siti patrocinati da Yahoo! oppure no. Ma non è bastato. Il rischio che i due colossi si trovassero in forma congiunta in una posizione di monopolio delle sponsorizzazioni in rete ha fatto paura al mercato.   A distanza di alcuni mesi, trascorsi fra l’altro a rivedere i termini dell’intesa, ” è chiaro che sia le autorità sia i pubblicitari continuano ad avere preoccupazioni “, si legge sul blog del gruppo, che spiega come ” il successo di Google dipende dal restare focalizzati su quello che sappiamo fare meglio: creare prodotti utili per i nostri utilizzatori e i nostri partner “. Le preoccupazioni di autorità e pubblicitari, infatti, avrebbero potuto ” causare danni agli interessi di lungo termine del primo motore di ricerca al mondo ” . L’accordo era stato stretto a giugno e avrebbe consentito a Google di vendere pubblicità per alcuni degli spazi online di Yahoo!. Per Yahoo! è un brutto colpo: sfumeranno 450 miliardi di dollari di guadagno all’anno. In agosto i due colossi del web controllavano complessivamente più dell’80% del mercato delle ricerche sul web, secondo comScore Inc. e allora ci si aspettava che la conclusione dell’accordo sarebbe stata rimandata di meno di un mese. L’intesa era già stata osteggiata da più fronti e da più paesi. L’ultima organizzazione in ordine di tempo a scendere in campo per cercare di impedirla era stata l’associazione di consumatori statunitense Public Interest Group , affermando che l’intesa poteva mettere in discussione la privacy dei consumatori. L’organizzazione aveva inviato una lettera al procuratore generale degli Stati Uniti, Micheal Mukasey, il 22 ottobre il cui sosteneva che gli operatori pubblicitari in competizione con Google e Yahoo!, sarebbero stati costretti a raccogliere maggiori informazioni sulle utenze internet perché non sarebbero stati in grado di competere sui prezzi con i due leader del settore. Ad adoperarsi per impedire l’entrata in vigore dell’intesa sono stati anche la World Federation of Advertiser , che aveva un appello alla Commissione europea, e l’ Authority canadese . Non tutti però erano dell’avviso che questo matrimonio pubblicitario fosse pericoloso: alcuni componenti della delegazione californiana del Congresso Usa avevano chiesto, in una lettera al dipartimento della Giustizia, di non bloccare l’accordo per evitare gli effetti negativi che il mancato sodalizio avrebbe comportato sul processo innovativo del settore internet.  

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