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10 Giugno 2014 | Economia

Google stuzzica la cultura digitale italiana

L’Italia manca di formazione digitale , i giovani possono e devono recuperare il terreno perduto negli ultimi anni, per sfruttare al meglio le potenzialità sommerse del Paese e rilanciarne economia e società. Parola di Eric Schmidt , presidente di Google. L’alto dirigente di Mountain View ha partecipato a un dibattito pubblico con gli studenti della facoltà di Architettura de La Sapienza di Roma, affiancato dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e ha puntato il dito sulla scuola e sulle opportunità che la digitalizzazione offre all’Italia, soprattutto nel campo della cultura e del turismo.  “Ogni Paese ha la sua peculiarità” , ha sostenuto Franceschini, ma Schmidt è stato impietoso: “Ai giovani italiani manca una formazione digitale  […]. Il sistema educativo italiano non forma persone adatte al nuovo mondo” . Mentre negli Stati Uniti si insegna informatica  “in ogni scuola” , in Italia non è così e se ne pagano le conseguenze, secondo il gran capo di Google. Un grande progetto di digitalizzazione delle arti potrebbe riportare a contatto il motore di ricerca e il nostro Paese: “Il futuro dell’arte è online, ma soprattutto la sfida sarà sul cellulare” , ha chiosato Schmidt, invitando il nostro governo a procedere celermente alla svolta digitale dei musei nazionali, con un occhio rivolto alle piattaforme mobili. Franceschini ha aperto a un possibile scambio di competenze in cui dalla California arrivano conoscenze tecniche e spirito imprenditoriale, mentre dall’Italia si offrono le materie prime culturali. D’altronde, solo il 40% delle strutture turistiche offre la possibilità di prenotare online, mentre i musei nostrani attivi su web latitano . E-commerce, conoscenza e turismo non possono fare a meno del traino della rete.  “Le applicazioni legate al turismo e alla cultura possono incrociarsi con le start-up e la politica può aiutare in questa direzione” , ha ammesso Franceschini, mentre secondo Schmidt c’è un solo modo per non perdere le ultime occasioni di modernizzazione: “Occorre individuare i settori cui agganciarsi per crescere, occorre cambiare le politiche” . Magari semplificando il mercato hi-tech e incentivando la nascita di piccole imprese. Magari mutando l’approccio scolastico e formativo. Cominciando a fare quello che, a volte, nei secoli ci è riuscito meglio: cultura.

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