Il colosso del web Google ha ridotto il tempo di conservazione dei dati identificativi personali registrati dagli internauti, cercando così di ottemperare alle richieste dell’Unione europea in materia di privacy. Il motore di ricerca si è detto pronto a ridurre i tempi di stoccaggio dei dati degli utenti, portandoli a un anno e mezzo, come reso noto da Peter Fleischer, consulente di Google per le questioni relative alla privacy. La proposta dell’Unione europea, risalente a marzo, era di un periodo compreso fra i 18 e i 24 mesi. “Dopo aver considerato le preoccupazioni del Gruppo di lavoro, annunciamo una nuova politica: rendere anonimi gli accessi al server dopo 18 mesi, piuttosto che il periodo stabilito in precedenza di 18-24 mesi”, ha spiegato Fleischer in una lettera al “Gruppo di lavoro sull’articolo 29 per la protezione dei dati”. “Con questo intervallo di tempo, più breve, riteniamo di poter ancora esercitare i nostri legittimi interessi negli sforzi per la sicurezza, l’innovazione e la lotta alle frodi”, recita la missiva datata 10 giugno. La preoccupazione delle autorità europee e statunitensi nasce dal fatto che tutto le volte che un internauta visita le pagine di Google la società raccoglie informazioni sui suoi consumi, interessi e opinioni. Il gruppo ha assicurato di non aver mai diffuso dati personali ma solo statistiche generali. Il problema della privacy è però tutt’altro che risolto data la pioggia di polemiche scatenatasi dopo il lancio di Street view, il servizio che permette di vedere nel dettaglio cosa accade in ogni luogo della città. Le immagini sono pubblicate ovviamente in differita ma non impediscono di immortalare ignari cittadini durante le loro attività quotidiane.
Google va incontro all’Ue sulla privacy

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