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18 Settembre 2023 | Ambiente, Attualità, Economia

Granchio blu: da emergenza a risorsa economica. Ma Bruxelles potrebbe imporre un cambio di strategia

L’alieno invasivo che da mesi ha attirato l’attenzione di governo, imprese, associazioni di categoria, ristoratori, chef e cittadini, potrebbe presto finire nella lista europea delle specie invasive, con conseguente divieto di pesca e di vendita. A quel punto necessario sarà cambiare strategia.

Troppi nel Mediterraneo. Un flagello per le aziende di mitilicoltura tanto da rendere necessari maggiori fondi per smaltire il crostaceo e sostenere le aziende. Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, infatti, trattandosi di una specie aliena infestante (una femmina di granchio blu può produrre fino a 2 milioni di uova l’anno) ha puntato il tutto per tutto sullo smaltimento del prodotto attraverso la sua valorizzazione culinaria e la commercializzazione. Ristori saranno invece destinati a imprese, coop e consorzi danneggiati dal granchio blu. A partire dal 16 ottobre le risorse di 2,9 milioni – messi a disposizione dal decreto omnibus approvato dal Consiglio dei ministri a inizio agosto – saranno erogate esclusivamente dalla Direzione pesca sulla base delle fatture presentate. Nessun click day quindi. Per facilitare la procedura per la domanda di ristori si ricorrerà a una piattaforma digitale. In attesa che si chiariscano i dettagli del piano governativo in merito, si apprende in questi giorni che, se da un lato è stata individuata una seconda specie di granchio blu nel Mar Adriatico – il Portunus segnis, diverso dal Callinectes sapidus che ha già colonizzato i settori più orientali del Mediterraneo -, dall’altro potrebbe ben presto arrivare da Bruxelles lo stop alla pesca e quindi al commercio e al consumo.

La nuova specie: la ricerca del Cnr-Irbim di Ancona

Ricercatori dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irbim) di Ancona hanno dimostrato la presenza nel Mar Adriatico di una seconda specie di granchio blu, il Portunus segnis, originario del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano occidentale. Questa specie, simile al granchio blu Atlantico, ha già colonizzato, attraverso il canale di Suez, i settori più a est del Mediterraneo con gravi danni alla pesca tunisina. In Tunisia questa specie è una risorsa trasformata e commercializzata nei mercati esteri. Ernesto Azzurro, dirigente di ricerca del Cnr-Irbim afferma: “Anche il granchio blu del Mar Rosso – come il granchio blu americano – trova il suo habitat ideale tra gli ambienti lagunari e il mare aperto e può sviluppare popolazioni con altissime abbondanze. Considerate le caratteristiche ecologiche del granchio blu del Mar Rosso e il suo range di tolleranza termica, pensiamo che il nord Adriatico non sia ancora un ecosistema ospitale per questa specie e questo dovrebbe al momento scongiurare il rischio di una doppia invasione di granchi blu in Adriatico. Il cambiamento climatico sta tuttavia aumentando la vulnerabilità del nostro mare a questo tipo di colonizzazioni, quindi il fenomeno va monitorato attentamente, attraverso una strategia nazionale”. Le altissime proprietà nutritive e gastronomiche di entrambe le specie ne consentono l’impiego come nuove risorse di pesca. Questa è la strategia che molti Paesi del Mediterraneo hanno adottato per gestire la criticità sul lungo termine.  A supporto della strategia, i ricercatori del Cnr propongono un breve questionario rivolto a tutti i cittadini, anche a quelli che non hanno mai assaggiato il granchio, disponibile al link https://forms.gle/ndNQkgr4nptu4sP9A. Lo studio che fornisce la prima evidenza della presenza del granchio blu del Mar Rosso nel Mar Adriatico, è stato pubblicato dalla rivista BioInvasion Records.

Il quadro normativo europeo

Una campagna mediatica finalizzata a combattere a tavola il granchio blu, elogiandone proprietà nutritive e proponendo tante ricette per la nuova prelibatezza, ha trasformato un problema in opportunità per salvare il Mediterraneo. La situazione potrebbe però capovolgersi se questo crostaceo venisse inserito nella lista nella lista delle specie esotiche invasive di interesse comunitario. Esiste uno specifico regolamento sulle specie esotiche invasive (Ias), che dal 2014 fornisce un quadro europeo per le misure da adottare contro le specie esotiche acquatiche introdotte dalle attività umane, con l’obiettivo di preservare la biodiversità del continente e gli ecosistemi marini. Per Bruxelles si tratta di verificare se la lista vada aggiornata, inserendovi anche questa specie invasiva, nel caso in cui si verifichi che possa costituire un pericolo per tutto il territorio dell’Ue. Qualora ciò accadesse il granchio blu non potrebbe essere immesso sul mercato, conservato, utilizzato né scambiato. Ciò affinché le attività di pesca, commercio e ristorazione, non diventino un’ulteriore occasione di diffusione della specie non indigena. A quel punto sarà necessario sviluppare un piano più serio per la gestione delle risorse marine, molluschi e crostacei inclusi, nel Mediterraneo.

 

di Luisa D’Elia

Giorgia Meloni mostra un piatto di granchi blu. La foto è stata postata quest’estate dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida per promuovere il consumo del crostaceo. Fonte Instagram

 

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