Fermento nel mercato transalpino del software. I tre sviluppatori di software liberi e gratuiti (IPtables e BusyBox utilizzati dalla Free) Harald Welte, Rob Landley ed Erik Andersen accusano i fornitori di accesso di violare la licenza GNU/GPL (General Public License). La licenza GNU/GPL prevede che ogni utilizzatore possa usufruire liberamente del codice d’accesso di un programma a condizione di renderlo noto e metterlo a disposizione della comunità (bisogna inoltre comunicare il nome degli autori del programma e mettere a disposizione un esemplare della licenza), cosa che la società francese di Xavier Niel si è ancora rifiutata di fare. A questo punto la Free rischia seriamente una multa salata. Il FAI (fornitore di accesso a internet) dichiara di non dover in alcun modo rendere noto il codice dei software della Free in quanto proprietario delle scatole Free: le freebox sono affittate e non acquistate dagli abbonati. La licenza GLP V3, aggiornata in data 29 giugno 2007, dice in effetti che anche gli editori che distribuiscono i loro programmi attraverso la loro stessa rete o i servizi web si devono conformare all’obbligo di rendere noto il loro codice d’accesso. Tale disposizione si applica anche alla Free, i software IPtables e BusyBox sono stati pubblicati nella versione 2 della GNU/GPL, e gli sviluppatori pretendono che anche la Free si adatti a tale licenza. Chiedono anche 1 euro per ogni Freebox (0,75euro per la violazione ai loro diritti patrimoniali e 0,25euro per la violazione al loro diritto morale). Dato che gli abbonati alla ADSL sono 3,275 milioni, l’appunto fatto alla FAI potrebbe costare molto caro. Non è la prima volta che gli sviluppatori di BusyBox fanno valere i loro diritti, in passato si erano infatti schierati contro Monsoon Multimedia, Extreme Networks e Verizon Communications.
Guai in vista per il provider francese Free

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