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5 Maggio 2008 | Economia

Hp crea memoria che resiste a spegnimento

La sua esistenza era stata teorizzata nei primi anni Settanta dal professore universitario Leon Chua, dopo quasi quarant’anni, gli HP Labs ora annunciano di essere riusciti a crearne un modello matematico e un esemplare fisico: si tratta del Memristor, il resistore della memoria, che consente di creare memorie che non perdono i dati una volta tolta l’alimentazione. “Scoprire qualcosa di nuovo e allo stesso tempo così importante in un settore così maturo come l’ingegneria elettrica è una bella sorpresa” commenta soddisfatto R. Stanley Williams, a capo del Quantum System Lab che ha costruito il prototipo: “Realizzando un modello matematico per la fisica del memristore, HP Labs ha reso possibile lo sviluppo di circuiti integrati che potranno migliorare drasticamente le performance e l’efficienza energetica di PC e datacenter”. Da parte sua Chua, che ora ha 71 anni e ha dovuto attenderne 37 per vedere dimostrate le sue teorie, ha affermato: “Non avrei mai pensato di vivere abbastanza a lungo da vedere tutto questo realizzarsi. Sono elettrizzato, perché tutto questo è la dimostrazione che non si era trattato solo di un parto della mia immaginazione”. I ricercatori di HP Labs hanno creato il memristor partendo da un composto di due strati di biossido di titanio attraverso cui è stata fatta passare corrente elettrica. Al contrario dei circuiti di cui sono composte le tradizionali RAM moderne – come ad esempio le DRAM utilizzate come memoria di sistema sui computer – tale carica elettrica viene registrata e immagazzinata dal nuovo circuito, abilità che apre le porte a un modo tutto nuovo di progettare e realizzare apparati elettronici complessi. La scoperta promette di rivoluzionare – nell’arco di quattro-cinque anni – le prossime generazioni di computer, che saranno in grado di effettuare boot istantanei e di impedire la perdita di dati in caso di assenza improvvisa di alimentazione. Le applicazioni nel campo dell’informatica sono molteplici, a partire dalla creazione di nuove memorie Ram, fino ad arrivare alla costruzione di nuovi dispositivi di archiviazione quali ad esempio gli hard disk. Notevoli i vantaggi che si otterrebbero anche in ambito aziendale, sia grazie alla riduzione dei tempi morti dovuti alle inutili attese all’avvio dei pc che per in termini di risparmio energetico. I Memristor integrati sui chip richiederebbero infatti meno silicio e consumerebbero meno energia, inoltre si potrebbe eliminare lo standby dai sistemi e far sì che questi si spengano direttamente (non perdendo il contenuto se non alimentati), a tutto vantaggio per l’ambiente e per l’autonomia dei dispositivi portatili. La scoperta potrebbe rivelarsi utile anche nel cloud computing, in cui sono coinvolti migliaia di server e sistemi di archiviazione. Unico neo del nuovo componente sarebbe la velocità, di circa 10 volte inferiore a quella delle attuali Dram .

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