Internet è esploso prepotentemente nell’ultimo decennio, e gli apocalittici anti-web vanno ripetendo da metà anni Novanta la filastrocca della rete mangia-tutto, che spazza via la cultura precedente e i suoi modi di trasmissione, oltre alle sue strutture. Cd e libri erano (e sono tutt’oggi) gli oggetti culturali più a rischio In parte, il pessimismo e le paure sono comprensibili ma, almeno stando alla ricerca Istat pubblicata quest’oggi, i timori di una scomparsa del formato libro sono infondati. I giovani tra i 6 e i 19 anni, quelli nati e cresciuti in piena era-internet, leggono di più e leggono più libri rispetto ai loro coetanei di dieci anni fa: si passa così dal 52,1% di giovani lettori del 1998 al 56,6% del 2008, e i livelli di lettura tra chi usa il pc sono decisamente maggiori rispetto a quelli di chi non lo usa. E lettura va di pari passo con libri. Pagine stampate e nuove tecnologie convivono nel set dei consumi e delle generazioni giovani della popolazione italiana, come confermano dall’ indagine NielsenBookScan, realizzata su un campione rappresentativo di 20 mila famiglie italiane. I libri battono internet e gli spettacoli sportivi nella giornata dei ragazzi: le letture non scolastiche nei consumi culturali di chi ha tra 6 e 19 anni arrivano al quarto posto (tv esclusa), dopo cinema, pc e radio. Il mercato degli adulti, nell’ultimo biennio, è invece stabile. Si legge dunque di più rispetto a quando il web non era ancora cosa per tutti , e questo vale a maggior ragione per cui con la rete è cresciuto. Che abbia dunque ragione Umberto Eco? Secondo il noto semiologo, il ritorno alla scrittura (per quanto digitale) promosso dalla diffusione di internet ha portato nuova attenzione anche sull’oggetto libro. Si scrive di più, si legge di più e, una volta innescato il circolo vizioso, è impossibile non rivolgersi alla carta rilegata. “Non pensate di liberarvi dei libri” , dunque.
I giovani internauti leggono più libri. Ha ragione Eco?

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