I limoneti, oliveti e vigneti coltivati sui terrazzamenti a picco sul mare della costa campana sono entrati a far parte dei sistemi virtuosi su scala globale per la Fao. Promossi anche due siti giapponesi.
I terrazzamenti della costiera amalfitana in pietra a secco, coltivati con limoneti, uliveti e vigneti sono diventati patrimonio dell’umanità per l’agricoltura. A riconoscerlo è la Fao che li ha inseriti tra i “Sistemi del patrimonio agricolo di rilevanza mondiale” (Giahs), insieme ad altri due siti giapponesi. Diventano così più di 100 i territori riconosciuti a livello mondiale nell’anno dell’ottantesimo anniversario della Fao.
Per l’Italia si tratta del terzo sito riconosciuto come patrimonio agricolo globale. I terrazzamenti della costiera amalfitana si affiancano ora ai vigneti storici del Soave in Veneto e alla fascia olivata di Assisi-Spoleto in Umbria.
Le caratteristiche dei Giahs
Questi paesaggi rappresentano dei sistemi dinamici e resilienti, ricchi di agrobiodiversità, conoscenze tradizionali, culture e paesaggi inestimabili, gestiti in modo sostenibile da agricoltori, pastori, pescatori e comunità forestali a sostegno dei mezzi di sussistenza locali e della sicurezza alimentare.
“La Fao è onorata di accogliere questi nuovi siti straordinari nella famiglia dei Sistemi del Patrimonio Agricolo di Importanza Globale. Ogni sito è una testimonianza dell’ingegno e della resilienza delle comunità rurali e agricole, mostrando pratiche agricole sostenibili che sono state mantenute e adattate con cura nel corso delle generazioni”, ha dichiarato Kaveh Zahedi, direttore dell’ufficio Ambiente, Biodiversità e Cambiamento Climatico della Fao.
Il prestigioso riconoscimento alle ripide terrazze della costiera amalfitana, che comunità agricole secolari hanno modellato con limoneti, oliveti e vigneti a picco sul mare, è motivato da molteplici elementi. È considerato un esempio di agricoltura montana mediterranea sostenibile.
Coltivazione e numeri del sistema terrazzato amalfitano
Il caratteristico limone Sfusato Amalfitano viene coltivato sotto pergolati di castagno con tecniche manuali e raccolto dai cosiddetti “agricoltori volanti”, termine coniato per via del loro equilibrio durante la raccolta. In questo sistema le donne svolgono un ruolo fondamentale, contribuendo al lavoro agricolo e tramandando le tradizioni locali.
Le terrazze, costruite con muri a secco, prevengono l’erosione, stabilizzano il terreno e aiutano a regolare acqua e temperatura. In questo territorio crescono fino a 800 piante di limone per ettaro, con una resa fino a 35 tonnellate, usando metodi a basso impatto e senza fitofarmaci. L’area è ricca di biodiversità con oltre 970 specie vegetali, tra cui rare specie mediterranee.
Il sindaco di Amalfi, Daniele Milano, ha commentato così il traguardo: “È stato un percorso lungo, un lavoro che abbiamo portato avanti ormai per anni. I Giahs sono sistemi di patrimonio vivente, abitati da comunità che mantengono un rapporto intricato con il proprio territorio. Questi sistemi, in evoluzione e resilienti, sono caratterizzati da una straordinaria agro biodiversità, conoscenze tradizionali, culture e paesaggi di inestimabile valore, gestiti in modo sostenibile da agricoltori, pastori, pescatori e popolazioni delle foreste, con modalità che ne garantiscono il sostentamento e la sicurezza alimentare”.
La ricchezza consiste nell’aver saputo trasformare terreni potenzialmente inadatti e inospitali in una risorsa. Come ricorda l’assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo: “Un esempio virtuoso di agricoltura manuale, sostenibile e capace di trasformare le difficoltà di un territorio impervio in eccellenza riconosciuta a livello internazionale”.
Il sistema terrazzato è riconosciuto anche come sito appartenente al patrimonio mondiale dell’Unesco. I limoni Costa d’Amalfi Igp coltivati qui sono esportati in tutto il mondo.
Valentina Colombo