Sabato scorso, alla vigilia degli Oscar, i principali sindacati americani degli attori di cinema e televisione hanno annunciato il rifiuto dell’ultima offerta di convenzione collettiva proposta dal patronato di Hollywood. I rappresentanti del Screen Actors Guild (Sag) e dell’Alleanza dei produttori di cinema e televisione (Amptp) si erano separati nella giornata di giovedì scorso senza alcun accordo per mettere fine a una crisi che perdurava dal mese di giugno , ossia dal momento in cui espirò la convenzione collettiva sulle condizioni lavorative degli attori. Questi ultimi infatti continuano a lavorare sotto le regole del vecchio contratto. La Sag, che conta circa 120 mila membri, ha obiettato a Amptp di avere stipulato nella sua offerta ‘all’ultimo minuto’ che la convenzione sarebbe finita nel 2012, e non nel 2011 come sarebbe corretto se si partisse da giugno 2008, data i cui il contratto terminò. Ora, il Sag vede in ciò un tentativo di separare gli altri sindacati del settore, come quelli dei scenaristi che hanno rinnovato le loro convenzioni collettive a inizio 2008. Amptp ha ribadito la sua posizione: “ Noi non possiamo offrire a Sag un accordo migliore di quello che abbiamo concluso con tutti gli altri settori in condizioni economiche ben migliori rispetto a quelle odierne ”. In queste ultime negoziazioni la Sag reclamava un aumento dei salari per gli attori che recepivano meno di 100.000 dollari all’anno e un aumento dei dividendi sulle vendite di dvd e quant’altro provenisse dalle pellicole cinematografiche. Gli Studios accusavano a loro volta i richiedenti di peccare di poco realismo. Bisogna forse temere un nuovo sciopero , della portata di quello degli sceneggiatori dell’inverno scorso, costato 2 miliardi di dollari (1,55 miliardi di euro) al settore?
I sindacati degli attori di Hollywood ancora in lotta

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