L’ict supera se stessa e si allinea con i tempi. E i tempi vedono da una parte l’ict nelle sue componenti tradizionali, dall’altra un mercato emergente fatto di internet delle cose, cloud, tablet, e altro ancora. E il nuovo approccio è considerato anche degli analisti, come si vede dal rapporto sullo stato dell’Ict in Italia nel 2011, presentato da Assinform in collaborazione con la società di ricerca Netconsulting. Il settore tradizionale nel 2011 ha registra un’ulteriore contrazione (-3,6%) rispetto al 2010. E conferma il gap con il mercato mondiale ict, la cui domanda aumenta invece del 4,4%. I dati sembrano ancora peggiori se si disaggregano: l’informatica è passata dal – 1,4% di fine 2010 a chiudere il 2011 con un ulteriore calo di -4,1%, le telecomunicazioni passano da – 3,0% a -3,4%. Anche qui, il confronto con i trend medi mondiali è impietoso: nel mondo, l’it cresce del 2,4% , le tlc del 5,7% . Fanno da traino Usa e Germania, mentre economie confrontabili alla nostra sono in affanno, per una media europea che nel 2011 non è andata oltre il + 0,5%. In questo panorama di cattive notizie, ce n’è una buona. Al calo della domanda ict tradizionale, fa da contraltare l’ emersione di un nuovo mercato digitale, che si amplia in virtù della crescita delle componenti più innovative legate a penetrazione del web, sviluppo del cloud , internet delle cose, uso di tablet, e-reader e smartphone . Un mercato in divenire che risente anch’esso della crisi, ma dalle potenzialità enormi: il volume d’affari nel 2011 è stato di 69 miliardi di euro , con un trend negativo più attenuato (– 2,2 %) rispetto al 2010. Questo influenza anche le previsioni per il 2012, che vedrà le componenti tradizionali dell’ict ancora in discesa (-2,5% , con le tlc a -3,1% e l’it a -2,1%), mentre l e componenti innovative cresceranno del 6,7%.
Ict in calo, ma il digitale cresce

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