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18 Marzo 2009 | Attualità

Il Pdl propone la censura sui siti pro-Anoressia

Su internet (e non solo) si venera la dea anoressia. Negli ultimi anni il fenomeno delle comunità online pro-Ana si è sviluppato e diffuso lungo tutta la latitudine dello Stivale. Un fenomeno dalle dimensioni preoccupanti, che coinvolge ragazze e ragazzi soprattutto in età adolescenziale. La proposta della maggioranza parlamentare per attenuare il problema è quella di censurare le pagine web che inneggiano all’anoressia: una proposta di legge, depositata a novembre, è stata presentata alla Camera dal Pdl con Beatrice Lorenzin come prima firmataria, e prevede l’oscurazione di oltre 300 mila pagine. “ I siti – si legge nel documento informativo del Pdl – offrono ai ragazzini consigli pratici per diventare super magri. Il che introduce il reato di istigazione all’anoressia e alla bulimia ” Come troppo spesso accade, si confondono mezzi e contenuti, messaggio personale e istigazione al reato. ” Ora chiediamo – dice Lorenzin – che ci sia una corsia preferenziale per incardinare la proposta in commissione Giustizia” . La legge voluta dalla maggioranza sarebbe composta da due parti: una introduce la nuova figura di reato per chi prova a convincere qualcuno a modificare la propria alimentazione a tal punto da arrivare all’anoressia e alla bulimia (con pena fino ad un anno), mentre il secondo articolo pone le basi per fornire veri e propri criteri per impedire l’accesso ai siti che istigano a queste due malattie legate all’alimentazione. In Italia i numeri riguardanti bulimia e anoressia sono allarmanti: queste due malattie sono la causa numero uno di morte per le ragazze tra i 12 e i 25 anni, in particolar modo la fascia tra i 13 e i 16 anni. E’ proprio la portata del fenomeno, che (non bisogna dimenticarlo) è prima di tutto un problema medico-psicologico, a richiedere una seria riflessione su cause e concause. Trattare anoressia e bulimia come patologie, prima di tutto, e non solo come fenomeni sociali. Di qui, facile intuire che le malattie non si vincono, né tanto meno si costringono, con progetti di legge atti a censurare l’unico canale comunicativo (per quanto deviato) utilizzato dai pazienti. La vecchia strategia dello struzzo non ha mai funzionato, ed è destinata a fallire anche questa volta. Il controllo assoluto è utopia, nascondere il problema è dannosamente ingenuo: servono studi specifici, approfonditi, sistematici. E allora le community del web possono essere una testimonianza preziosa per capire, o almeno provare a sbrogliare la matassa di un sottobosco ricco di contraddizioni, che non si nutre di cibo ma delle paure del mondo reale portate all’estremo.

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