Il web subisce più censure negli Stati Uniti che nell’Africa nera e in molti stati dei Caraibi. E così accade anche per i paesi dell’Unione europea, che tanto difendo la libertà di internet ma non sono immuni da divieti e azioni che scoraggiano l’utilizzo della rete, bloccandone il flusso di informazioni. A rivelare il grado di apertura del web nel mondo è OpenNet , con un’indagine svolta insieme a The Citizen Lab, alla University of Toronto e alla facoltà di legge di Harvard. Lo studio decreta lo stato di internet nei diversi paesi secondo quattro categorie: ‘Nessuna censura’, come in Messico, Mongolia, Namibia e Madagascar; ‘Qualche censura’, come negli Usa, in Italia, Gran Bretagna e India; ‘Sotto sorveglianza’, come in Australia, Russia e Turchia; ‘Censura pervasiva’, come in Cina, Egitto, Iran e Arabia Saudita. Tra i contenuti online vittime degli oscurantismi governativi ci sono blog e social network (nel 20% dei casi) e i siti delle Organizzazioni non governative (nel 9% dei casi).
Il Web è più libero in Africa che negli Usa

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