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12 Luglio 2021 | Ambiente, Attualità

Ilva e l’indeterminatezza degli studi epidemiologici

Le pesanti condanne per la vicenda Illva chiudono un primo capitolo della storia giudiziaria dello stabilimento siderurgico. Per arrivare alla verità stabilita dai tribunali ci vorrà tempo ma nel frattempo cogliamo lo spunto per parlare delle indagini epidemiologiche fatte per accertare a Taranto o altrove le ricadute ambientali e sanitarie sui territori.

La sindrome del pistolero texano

La battaglia delle perizie sull’Ilva si svolge in procura fin dal 2012. Ne sono state presentate a decine da istituzioni e professionisti anche di grande valore, nella quasi totalità schierati in modo onesto pro o contro lo stabilimento e tutti hanno un risultato in comune: hanno confermato le tesi di chi li ha commissionati o realizzati. Tra i tecnici questa si chiama ‘sindrome del pistolero texano‘, cioè l’inevitabile tendenza a dare più valore ai dati che confermano la propria ipotesi, ovvero disegnare i cerchi del bersaglio intorno la buco dove si è già sparato.

Le indagini epidemiologiche

Sono poi comparse le indagini epidemiologiche di qualche organizzazione medico ambientalista che ricorrono in tutti i tribunali d’Italia con una sequenza che è sempre la stessa: realizzano una indagine, la portano in procura, fanno aprire un fascicolo e diventano consulenti o dei comitati cittadini o della stessa procura. Scienziati e avvocati coinvolti sono sempre i medesimi a Taranto, in Veneto, nel Lazio, in Liguria.

Quando nel 1961 fu costruito lo stabilimento la sensibilità ambientale e sulla salute era molto diversa. Il quartiere Tamburi a fianco dell’immenso parco minerali da cui volano polveri anche per chilometri era il luogo più ambito dai lavoratori perché comodo per le loro famiglie che vivevano letteralmente a fianco del muro di cinta. Oggi quel quartiere è un laboratorio a cielo aperto che esamina la sorte sanitaria delle migliaia di persone che ci hanno abitato e ci abitano. 

Questi studi sono molto complessi perché la statistica medica non è una scienza semplice. A seconda di quali fattori vengono considerati i risultati cambiano in modo sostanziale. Si pensi ad esempio alla complessità di analizzare gli stili di vita che possono influire sui risultati: abitudini alimentari, fumo, alcol, droga ed è difficile che il soggetto lo ammetta al ricercatore, la residenza. Su quest’ultimo punto non è sempre sufficiente sapere dove una persona è residente perché bisognerebbe sapere se abita sempre a casa sua oppure se passa magari metà del tempo a casa del fidanzato a tre chilometri di distanza, quante ferie consuma quindi quanti giorni all’anno sta in un altro posto. E poi se è depresso, dove lavora otto ore al giorno e che lavoro fa. Tutti fattori che su un campione elevato e teoricamente rappresentativo sono impossibili da valutare in modo approfondito. 

Poi le condizioni meteorologiche che sono oggetto di discussione in ogni procedimento che contempli reati di disastro ambientale o sanitario. Intensità e direzione del vento, la piovosità in relazione a dove abita ciascuna delle persone oggetto dell’indagine epidemiologica. A seconda di dove metti la centralina meteo o per rilevare gli inquinanti i risultati saranno relativi a una piccola  zona e anche qui i dati consentiranno alla statistica del pistolero di giudicare quei dati più o meno attendibili in funzione della coerenza con quanto si attende in base alle proprie ipotesi. I lavori edili e stradali ad esempio fanno impennare le polveri sottili. I fuochi d’artificio sono una esplosione di biossidi di zolfo. Gli stessi freni delle auto influiscono sulla qualità ambientale: vicino a un semaforo le centraline registrano un aumento delle micropolveri provocate dall’usura delle pastiglie. E voilà altri cerchi intorno al buco.

Ne emerge un quadro con molte sfumature di grigio. Nessun epidemiologo o tossicologo serio parla mai di una verità scientifica in questi casi proprio per la consapevolezza delle variabili ingovernabili. La scienza viene considerata esatta da chi commissiona gli studi e li interpreta a proprio favore. Su Taranto e su tutte le altre indagini epidemiologiche collegate a emissioni in ambiente faremmo bene a parlare di approssimazioni più o meno accurate, spesso addomesticate da pistoleri texani che disegnano i cerchi intorno al buco in modo più o meno consapevole.

 

di Giorgio Tedeschi

Pistolero_texano

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