Gli egiziani sono tornati in piazza per protestare contro la giunta militare di fatto al potere dopo le dimissioni di Mubarak lo scorso 11 febbraio. I manifestanti contestano il Consiglio militare egiziano che sta ritardando il processo delle riforme e la consegna del potere a organismi civili. Anche in questa nuova ondata di disordini, e di morti, la rete diventa sia voce e occhi per capire la protesta sia una delle cause della repressione. ” Non possiamo parlare – ha dichiarato Butaina Kamal, candidata alle presidenziali, arrestata e poi rilasciata – se non su giornali e tv stranieri o attraverso i social media, YouTube e interne t”. Gli strumenti di repressione e controllo dell’esercito però passano anche e soprattutto dal bavaglio alle voci della rete . Il blogger Alaa Abd El Fattah è stato arrestato ad ottobre per essersi rifiutato di rispondere a domande relative agli scontri d’autunno. Stessa sorte per Ayman Youssef Mansour, condannato a tre anni di prigione per aver ” insultato ” l’Islam e ” promosso idee estremiste ” su Facebook. E su Twitter gli aggiornamenti degli scontri sono costanti.
In Egitto è ancora tempo di scontri e morti

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