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In Italia export alimentare da record nel 2022

vigneto

Il valore dell’export alimentare italiano si appresta a superare quota 60 miliardi di euro. I dati diffusi dall’Istat registrano un aumento del +20,6% nei primi 6 mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le incognite non mancano e arrivano da inflazione, costi energetici e carenza di materiali. Germania, Usa e Francia i mercati migliori

Verso il record dei 60 miliardi 

Nei primi sei mesi dell’anno balzo delle spedizioni del 20,6%. Le vendite di vino non rilevano alcun rallentamento, +14,2% sul 2021 e +21,3% rispetto al 2019. L’incognita è rappresentata dall’inflazione, che in Italia, a maggio ha toccato +6,9%. Se il trend di crescita sarà mantenuto, l’export agroalimentare italiano nel mondo supererà i 60 miliardi nel 2022 segnando un vero e proprio record storico. A preoccupare sono gli effetti del conflitto in Ucraina, con i rincari energetici che stanno colpendo i consumi a livello globale. La Germania resta il principale mercato di sbocco in aumento a gennaio-giugno del 14,8%, davanti agli Usa, in salita del +21,2% mentre la Francia si piazza al terzo posto (+20,6%). 

Parla Coldiretti

Le esportazioni alimentari nazionali sono in aumento sul record annuale di 52 miliardi fatto registrare nel 2021, con la Germania che è il principale mercato di sbocco in aumento nel trimestre dell’12,4%, mentre – commenta la Coldirettigli Stati Uniti si classificano al secondo posto con una crescita del 21,5% e la Francia chiude il podio con +19,5%. Un vero boom che si è verificato nel Regno Unito con un +32,5% nonostante la Brexit ma pesa il crollo del 25,1% in Cina ma anche quello in Russia che con l’avvio della guerra e le sanzioni nel mese di marzo fa registrare un crollo del -41,2% rispetto al mese precedente”. Un 2022 che segna dunque una ripresa significativa del mercato alimentare ma che non può fare abbassare la guardia. Visti i continui squilibri mondiali gli scenari sono in continua evoluzione. 

Gli effetti della crisi

Le incognite arrivano da inflazione, costi energetici e carenza di materiali. A preoccupare sono gli effetti del conflitto in Ucraina, con i rincari energetici che stanno colpendo i consumi a livello globale. Crolla il mercato russo come conseguenza alla guerra che registra un calo di circa il 20%, a causa delle difficoltà economiche e politiche. Complicato anche il mercato cinese anche questo vede un ribasso di quasi il 30%, complice l’escalation in Taiwan e il rafforzamento con l’asse Pechino Mosca. 

di Alessandro Bonsi

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