La Business Software Alliance (Bsa) ha intrapreso più di 180.000 operazioni di verifica in Europa, Medioriente e Africa nei confronti aziende sospettate di aver usato software duplicati illegalmente durante il 2006. Solo nel nostro paese, all’interno delle 200 verifiche effettuate in collaborazione con la Guardia di Finanza, sono stati rinvenuti prodotti illecitamente duplicati nel 67% dei casi, per un controvalore stimabile in circa 3.500.000 euro. Francesca Giudice, presidente della sezione italiana di Bsa, ha precisato che “a fronte di un tasso di pirateria che ci situa vicino a un non invidiabile primato in Europa, riscontriamo un atteggiamento di ostilità culturale nei confronti della legge vigente”. In base a uno studio IDC, BSA stima che – a seguito di una riduzione del 10% nel tasso di pirateria in Europa (attualmente al 35%) – il settore del software nella sola Unione Europea potrebbe crescere dagli attuali 236 a potenziali 326 miliardi di euro, generando al contempo circa 19 miliardi di euro per i rispettivi sistemi fiscali nazionali e almeno 155.000 nuovi posti di lavoro. Prosegue Francesca Giudice: “Recentemente sono state pubblicate dalla stampa interpretazioni capziose di una sentenza di Cassazione e autorevoli osservatori hanno proposto arditi progetti di abolizione del diritto d’autore e dei relativi sistemi di tutela che, ai loro occhi, favorirebbero decisamente l’economia che si basa su creatività e autorialità. Noi siamo ancora convinti che, se la proprietà intellettuale venisse maggiormente tutelata, l’economia italiana trarrebbe maggiori vantaggi dalla nostra proverbiale creatività in tutti i campi di quanti non ne derivi oggi da comportamenti ancora considerati ‘furbi’ da chi li attua, o ‘irrilevanti’ da chi li giustifica”
In Italia il 67% dei software è illegale

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