Delegazioni da 60 Paesi si ritroveranno per parlare di clima e ricerca nell’ambito della più grande rete di cooperazione internazionale sull’Artico
Orsi polari smagriti e in pericolo, ghiacci che si ritirano, la temperatura delle acque che si riscaldano: che l’Artico sia in pericolo è cosa nota da tempo ma forse non sono ancora ben chiare le conseguenze di tutto questo sugli equilibri mondiali. Per questo esiste l’Arctic Circle Forum, la più grande rete di cooperazione internazionale sul futuro dell’Artico, che il prossimo anno ha fissato il suo appuntamento a Roma. Nella capitale italiana dovrebbero arrivare oltre 2000 partecipanti di oltre 60 Paesi.
Premier, ministri, parlamentari, rappresentanti delle popolazioni locali, funzionari, scienziati, imprenditori e attivisti, si confronteranno su cambiamento climatico e ricerca scientifica nella regione artica. A coordinare l’organizzazione sarà il Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha dato la notizia. “È un’occasione molto importante per l’Italia e per un settore della nostra ricerca scientifica che ci vede protagonisti a livello mondiale”, ha detto la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, secondo cui il summit darà “l’opportunità di rafforzare il dialogo internazionale sulle attività polari e dedicate alla criosfera. È anche dallo studio di quei luoghi che sarà possibile fare considerazioni fondamentali non solo sotto il profilo del cambiamento climatico, ma anche di carattere geopolitico ed economico”.
Quest’anno l’assemblea ha avuto luogo a Reykjavík, in Islanda. Qui il Ministero dell’Università e della Ricerca, rappresentato dal Capo di Gabinetto Marcella Panucci, ha portato in dote “la consistente attività scientifica e l’attenzione dell’Italia verso una regione destinata ad assumere un rilievo sempre maggiore nel quadro geopolitico internazionale, oltre che in ambito economico e climatico”, afferma una nota: “Un impegno pluridecennale cui garantisce continuità la base artica del Cnr ‘Dirigibile Italia’, situata nell’arcipelago norvegese delle Svalbard, e il programma ‘High North’ della Marina Militare volto al monitoraggio, alla mappatura e allo sviluppo delle ricerche nel settore marino artico. È stato poi sottolineato il lavoro svolto attraverso basi e progetti di ricerca e la nave rompighiaccio ‘Laura Bassi’, tutti finanziati dal Mur“.
di Daniela Faggion