Lo dice il rapporto ISMEA, secondo cui il settore primario genera un valore aggiunto di 44,4 miliardi
L’economia agricola e agroalimentare italiana continua a rappresentare una delle colonne portanti del sistema nazionale, con un valore che — secondo il nuovo Rapporto ISMEA — arriva a coprire circa il 15% del PIL, se si considera l’intera filiera “dal campo alla tavola”.
Si stima che il comparto primario — agricoltura, silvicoltura e pesca — generi un valore aggiunto pari a 44,4 miliardi di euro, il che colloca l’Italia al primo posto nell’Unione Europea per valore agricolo. Al contempo, l’industria alimentare che lavora e trasforma le materie prime agricole produce un ulteriore valore aggiunto di circa 38 miliardi di euro, che fa dell’Italia il terzo paese europeo per industria alimentare, dietro Germania e Francia.
Il reddito del comparto agricolo ha segnato nel 2024 una crescita del 9,2% rispetto all’anno precedente, cifra tra le più alte in Europa, e ben superiore alla media dell’UE, che nello stesso anno si è fermata a circa lo 0,7%. A questo si affianca una dinamica del lavoro agricolo che torna a salire: nel 2024 gli occupati del settore sono circa un milione, con un incremento dello 0,7% rispetto al 2023 e, se consideriamo l’ultimo decennio, l’aumento è pari al +2,9%, in controtendenza rispetto a una media europea in declino.
Sul fronte degli investimenti, il 2024 è stato un anno record: gli investimenti privati nel settore agricolo hanno raggiunto 10,6 miliardi di euro, un dato che sottolinea la fiducia degli operatori nella redditività e sostenibilità delle attività agricole. La produttività per addetto si attesta intorno ai 46.300 euro di valore aggiunto, la più alta tra i paesi dell’Unione Europea.
Anche l’estero gioca un ruolo cruciale: le esportazioni agroalimentari italiane nel 2024 si sono avvicinate a quota 70 miliardi di euro, e la bilancia commerciale del comparto — che nel 2015 registrava un deficit di circa 6 miliardi — oggi mostra un surplus di 2,8 miliardi.
Questo miglioramento è proseguito nei primi nove mesi del 2025, con un’ulteriore crescita delle esportazioni del 5,7%. Di rilievo la crescita della domanda oltreoceano: le vendite verso gli Stati Uniti nel 2024 hanno raggiunto 7,8 miliardi di euro, con un aumento del 17,1% rispetto all’anno precedente.
Questi numeri fotografano un settore che non solo rivendica primati in Europa e nel mondo — come la leadership nelle produzioni Dop e Igp con circa 900 registrazioni — ma dimostra anche una resilienza notevole di fronte a shock globali, tensioni commerciali e protezionismi.
Del resto, la combinazione tra qualità delle produzioni, capacità di adattamento e appetibilità sui mercati internazionali rende l’agroalimentare italiano un asset strategico per il Paese. Un sistema che, grazie a dati così solidi, occupa una posizione centrale non solo per ciò che produce, ma per quanto contribuisce alla ricchezza nazionale, all’occupazione e alla domanda estera.

