A Peccioli (PI) la raccolta è virtuosa e la discarica è diventata un teatro per ospitare artisti e premi Nobel. E in più fa utili per i cittadini.
Un sindaco tanto pervicace quanto visionario; un problema da risolvere tutti i giorni in tutti i comuni d’Italia; una canzone del cantautore Fabrizio De André che risuona nella mente quando si racconta la storia del piccolo borgo toscano in cui questa storia (vera) è ambientata: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame può nascere un fior”. Nel Borgo dei Borghi succedono cose che altrove, in Italia, sembrano impossibili.
Siamo a Peccioli, nella provincia di Pisa, ma già uno sguardo alla cartina dà conto di una collocazione del Comune non troppo lontana nemmeno da Livorno, Firenze e Siena. Qui, Renzo Macelloni, sindaco dal 1988, (è al settimo mandato, per intendersi) ha trasformato effettivamente in una risorsa virtuosa quella stessa cosa che, altrove, manda in tilt amministrazioni e cittadini: la spazzatura. Basta pensare alla vergogna di Roma, che ha fatto il giro del mondo, e ai cronici problemi di altri capoluoghi, fino al dramma della Terra dei Fuochi in Campania, con i rifiuti tossici interrati e le produzioni DOP compromesse.
A Peccioli l’immondizia è diventata una miniera d’oro per i cittadini, non per la malavita come accade altrove. Lo smaltimento funziona talmente bene che il Comune si occupa di un terzo di quello necessario alla Toscana. Come dire che basterebbero due o tre comuni così in ogni regione e saremmo a posto. E non è finita qui: Macelloni ha trasformato la discarica in un teatro a cielo aperto e con i ricavi della spazzatura porta al paese artisti, premi Nobel e soprattutto meno tasse da pagare e ricavi economici. L’azione contro i rifiuti si è trasformata in azioni che garantiscono ai cittadini un interesse annuo del 14% dopo le tasse. Il Comune può permettersi di rimborsare ai cittadini l’Imu e l’Irpef, come già accadeva con l’Ici.
Renzo Macelloni, 74 anni, una vita al lavoro per migliorare la vita di tutti. Possiamo clonarla?
“I miei avversari non sarebbero contenti” (ridacchia).
Qual è il segreto per rendere la gestione dei rifiuti un’attività redditizia per tutti e senza danni per l’ambiente?
Il segreto è sotto gli occhi di tutti, anche se il pragmatismo aiuta. Come diceva un noto pedagogo, le cose si imparano facendo e io lo so bene perché ho cominciato a lavorare da ragazzino come operaio. La prima volta che ho messo piede in discarica e ho visto il percolato (materiale inquinante che deriva dalla degradazione dei rifiuti, ndr.) ho chiesto che cosa fosse e come avremmo fatto a bonificarlo, quindi abbiamo pensato a come trovare i soldi per agire al meglio. E così abbiamo sempre fatto, una domanda dopo l’altra, una soluzione dopo l’altra, come spostare lo sbarramento più a valle, bonificare tutta la vecchia discarica e arrivare
La Belvedere SpA è per il 25 per cento del Comune, per il 36 di una fondazione costituita da Spa e municipio e per il 39 dai cittadini. Una public company unica in Italia. Una discarica a impatto ambientale zero, con cui si finanziano opere pubbliche. Qualcuno è venuto a capire come fate e replicare l’esempio?
Noi non abbiamo mai avuto una gestione privata, come accade spesso anche nel caso di aziende pubbliche con una partecipazione privata, perché la gestione privata impedisce che il know how rimanga alle amministrazioni. Noi abbiamo iniziato con la gestione del Comune, che si è sempre posto il problema di avere il controllo dell’ambiente. Siamo arrivati a una Spa con GePI e, quando la partecipata del Tesoro è uscita, abbiamo voluto coinvolgere i cittadini. Il privato, nel nostro caso, non ha un ruolo manageriale. Da 24 anni i cittadini beneficiano dei dividendi e noi siamo riusciti a togliere dal bar le discussioni sull’ambiente, per portarle nell’assemblea degli azionisti. I cittadini si sono responsabilizzati, godendosi i benefici, anche culturali grazie agli eventi che organizziamo.
di Daniela Faggion