Impegnata l’Università di Trento, che da anni sviluppa studi su questo tipo di informatica estremamente avanzata
Lavora in Italia, presso il dipartimento di fisica dell’Università di Trento, l’unico gruppo di ricerca che in Unione Europea ha sperimentato il computer quantistico di Google. I fatti risalgono al periodo a cavallo fra il 2020 e il 2021 e forse per questo sono passati un po’ in sordina, visto il clamore pandemico, ma ora i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Physics.
Il colosso informatico intendeva verificare quanto fossero affidabili i suoi calcolatori del Quantum Artificial Intelligence Lab, nell’ambito di un programma selettivo a cui è stato ammesso il gruppo di ricerca coordinato da Philipp Hauke, nato a Monaco di Baviera ma ormai residente in Italia dal 2019 sia in virtù del suo incarico di Fisica teorica delle interazioni fondamentali presso l’Università di Trento, sia per il fatto di aver messo su famiglia proprio nel capoluogo. Proprio Hauke ha spiegato a Telepress che cosa sia un computer quantistico.
“Mentre i computer tradizionali, quelli che usiamo tutti i giorni, lavorano con stringhe di informazioni costituite da 0 e 1, nel computer quantistico ci possono essere anche sovrapposizioni fra 0 e 1, quindi vari input alla volta. Solo quando attacchiamo un apparecchio di misura avviene il collasso della funzione d’onda e si capisce qual è lo stato di quell’oggetto, ma non c’è modo di prevederlo. Sembra controintuitivo, ma va accettato così, perché non abbiamo modo di vederlo direttamente con i nostri occhi“.
Si capisce da questo che il computer quantistico non andrà a sostituire i computer casalinghi. Almeno, non a stretto giro. “Noi lo usiamo per simulare le interazioni delle particelle fondamentali della natura”, prosegue Hauke, “quindi come interagiscono elettroni, positroni, quark e gluoni per formare le particelle e la materia. Al momento i calcoli che effettuiamo con il computer quantistico possono essere ancora verificati con il computer classico, ma sono fiducioso che presto la tecnologia farà un salto che separerà le due strade. Tutti i due avranno i suoi ambiti di applicazione importanti e l’uno sarà complementare per l’altro.”
Come tutto questo impatterà sulla vita delle persone che, come chi scrive, ha solo intuito da lontano quello di cui si parla? “Al momento si tratta di curiosità scientifica, ma naturalmente il valore della ricerca è fondamentale, perché dà sempre vita a qualcosa di nuovo. Anche semiconduttori e laser, ad esempio, non sono nati per la volontà di crearli ma come “derivato” di ricerca scientifica su altro. Detto questo, lo sviluppo dei computer quantistici avrà certamente applicazioni nei disegni di nuovi materiali, nella chimica e nella farmaceutica ad esempio. Oggi ci sono molte aziende e startup che investono in questo settore. Anche a Trento abbiamo una iniziativa importante, Q@TN, che coinvolge Università di Trento, Fondazione Bruno Kessler, CNR e INFN, cui scopo è lo sviluppo di queste e altre tecnologie quantistiche. Per noi è importante far capire che il computer quantistico non è solo un’idea, ma funziona e può fare cose concrete“.
di Daniela Faggion