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31 Ottobre 2023 | Attualità, Innovazione

In Italia nasce il primo ecosistema cellulare virtuale

Il progetto, avviato dall’Università di Oxford, viene condotto all’Università Bocconi di Milano dal gruppo di lavoro della professoressa Francesca Buffa. Telepress l’ha intervistata.

È la prima volta al mondo che si crea un ecosistema cellulare virtuale, dove si può fare sperimentazione su cellule che hanno un proprio corredo genetico e che possono comunicare tra di loro e con l’ambiente circostante. Questa è già una notizia di per sé, ma non è l’unica attorno a questa evoluzione scientifico-tecnologica. Infatti, questo ecosistema virtuale viene modellato in Italia, a suon di Intelligenza Artificiale e biologia sintetica, presso il nuovissimo dipartimento di Scienze dell’Informazione dell’Università Luigi Bocconi di Milano, in collaborazione con altri istituti milanesi. Dal 2022, infatti, l’ateneo di Via Sarfatti (celebre nel mondo per gli studi economici) ha anche un comparto di Scienze Computazionali (Computing Science). A guidare la sperimentazione relativa alla cellula virtuale è la professoressa Francesca Buffa, che ha portato in Italia il progetto che aveva iniziato a sviluppare a Oxford, finanziata da fondi dello European Research Council.

“Una cellula virtuale – lo dice il nome e ce lo spiega la scienziata – non è un oggetto, non esiste fisicamente. È un insieme di stringhe di codice e “vive” su un computer. Tramite un’interfaccia, gli studiosi interagiscono con la cellula virtuale e possono vedere le interazioni e il network di segnali di scambio che ci sono fra i geni all’interno di una cellula, ma anche tra cellule diverse: la loro comunicazione, dunque. Si tratta di un modello astratto, è vero, ma abbastanza realistico per cominciare a consentire di fare ipotesi su che cosa accada, ad esempio, quando una cellula cancerogena incontra una cellula immunitaria”. L’esempio non è casuale, visto che il prototipo, al momento, è quello di una cellula di tumore del seno, ma l’idea è quella di creare uno strumento utile a testare farmaci e cure per malattie diverse.

L’obiettivo finale è quello di raccogliere dati genomici e clinici e metterli insieme, in modo che siano interpretabili e consentano di fare predizioni biologiche e mediche. Così, sarà possibile focalizzare la ricerca e l’implementazione clinica su ciò che ha più speranza di funzionare nella realtà, quando ci si trova di fronte una malattia. “Grazie alla cellula virtuale – prosegue Buffa – si possono ottenere modelli per selezionare gli esperimenti migliori: questo anche grazie alla possibilità di usare i molti dati ottenuti in precedenza per interpretare i nuovi dati che acquisiamo man mano, invece di usare esclusivamente dati nuovi ogni volta”.

La professoressa paragona la cellula virtuale a un simulatore di volo. Dove ci porterà? “Questo non è ancora dato saperlo, ma la cellula virtuale ci ha già portato un nuovo modo di vedere e affrontare i problemi biomedici, anche grazie alle nuove possibilità tecnologiche di raccogliere tanti dati biologici e clinici. La biologia e la medicina entrano nell’esperimento con dati che aiutano l’ecosistema virtuale a imparare e evolvere. D’altronde, le cellule che si utilizzano nei laboratori non sono rappresentative delle cellule umane allo stato “naturale”. Quindi, anche se è ancora presto, è probabile che nel tempo, con i corretti dati biologici e clinici, e le tecnologie per metterli “a sistema”, le interazioni fra cellule virtuali diventino uno strumento sempre più utile per capire che probabilità ha un paziente reale di rispondere a un trattamento piuttosto che un altro”.

Di Daniela Faggion

Italiano il primo ecosistema cellulare virtuale - ph. Placidplace

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