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24 Novembre 2006 | Attualità

Indagine su Google: una piccola associazione denuncia il gigante di internet

La guardia di finanza ha perquisito la sede di Google Italia. Un atto dell’indagine sui video che mostravano il disabile di Torino percosso dai compagni di classe. Due cittadini americani, rappresentanti legali di Google Italia, sono indagati con l’accusa di concorso in diffamazione aggravata sulla base dell’articolo 40 comma 3 del codice penale, il quale stabilisce che “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a causarlo”. In sostanza Google è responsabile, secondo l’accusa, quanto chi ha materialmente messo in rete i video. L’azione nasce dalla denuncia di una piccola associazione: Vividown che ha deciso di portare in giudizio una delle più importanti compagnie del mondo. E’ una inchiesta che potrebbe avere risvolti non immaginabili. Se dovesse essere riconosciuta una responsabilità penale del motore di ricerca, la vita di Google, almeno in Italia, dovrà cambiare radicalmente. Fino ad oggi i motori di ricerca non facevano altro che indicizzare e proporre, tutt’al più organizzare, materiale già disponibile in rete. Se la mancata vigilanza, come ipotizza l’accusa, fosse riconosciuta come parte attiva nel reato, Google potrebbe essere perseguita per ogni contenuto che viene proposto e amplificato attraverso la sua indicizzazione. Comunque vada a finire sarà un precedente, una svolta, che segnerà una pietra miliare del futuro di internet. Nel filmato incriminato si vedono quattro ragazzi che deridono il loro compagno e pronunciano frasi offensive contro l’associazione Vividown. Di qui, la denuncia di quest’ultima attraverso l’avvocato Guido Camera alla giustizia milanese. La responsabilita’ che ora i pm Francesco Cajani e Alfredo Robledo individuano nei confronti dei due rappresentanti legali di Google Italia e’ qualcosa di piu’ rispetto a quella che si puo’ ipotizzare per il direttore di un organo di stampa nei confronti del suo giornalista. Se il direttore e’ responsabile per il ruolo di controllo che la legge gli assegna, per i due manager si intravede un’ipotesi di colpa in piu’, cioe’ quella di non essersi attivati per impedire che le immagini crudeli facessero il giro della rete, diventando uno dei video cliccati del mese nella top ten di Google. Una svolta giuridica che Guido Camera definisce “molto importante per mettere chiarezza in internet”, un ambito in cui spesso e’ difficile riconoscere le responsabilita’ proprio perche’ la rete e’ di tutti e di nessuno tanto che alcuni testimoni italiani, sentiti in questi giorni dai pm, hanno affermato di non potere avere il controllo sui contenuti di Google. Ora probabilmente i due amministratori americani verranno convocati dalla magistratura milanese per chiarire la loro posizione. Nelle scorse ore, la guardia di finanza ha perquisito la sede amministrativa di Google Italia per cercare i documenti necessari a individuare il domicilio eletto dai due indagati in qualita’ di rappresentanti dell’azienda, forse proprio in vista degli interrogatori. Il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, approva la decisione presa dalla Procura di Milano di iscrivere nel registro degli indagati due legali rappresentanti di Google Italia con l’accusa di concorso in diffamazione aggravata nell’ambito dell’inchiesta sul video del ragazzo disabile. Ritengo – ha affermato Fioroni, interpellato dall’Ansa – che la decisione della procura sia un motivo in piu’ perche’ il Parlamento riveda l’assetto normativo in materia. Come ho piu’ volte sostenuto – ha aggiunto – non possono esserci due pesi e due misure, uno per carta stampata e tv e uno per la rete internet. Il rispetto della dignita’ umana e’ uno solo”. Per il ministro ”il principio di responsabilita’ non puo’ esseredeclinato a seconda del mezzo di trasmissione su cui viaggia un reato”.  

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