Mentre è ancora fresco il ricordo delle restrizioni imposte dal governo cinese durante le Olimpiadi di Pechino, arriva dall’Iran il blocco alla navigazione di oltre cinque milioni di siti internet. La notizia è stata diffusa dal consigliere per la Giustizia dell’ufficio del procuratore generale, Abdul Samad Khorramabadi, in occasione di un forum regionale tenutosi all’università islamica e dedicato alla scienza dei conflitti familiari. Khorramabadi ha dichiarato che: “I nternet provoca un vero danno sociale all’opinione pubblica e che devono essere studiati programmi speciali per contenere il danno. I nemici utilizzano male internet e cercano di danneggiare i valori religiosi della comunità iraniana “. Con questa manovra l’Iran si conferma, insieme alla Cina, uno dei paesi con la legislazione per il web più severa e più rigorosa. Solo pochi mesi fa, le autorità iraniane aveva proposta la pena di morte per i blogger. Per ora non sono ancora stati comunicati i nomi dei siti oscurati. I contenuti diffusi attraverso la rete preoccupano anche la Thailandia, l’Australia e gli Stati Uniti. Il Ministero delle comunicazioni tailandese ha censurato alcuni siti web, che offendevano la monarchia e minacciavano la sicurezza nazionale. Sembra che alcuni di questi siti siano legati al movimento di opposizione nato in seguito al colpo di Stato avvenuto lo scorso novembre. L’Australia non è ancora intervenuta, ma si sta discutendo in Parlamento la possibilità di oscurare alcuni siti. La stessa cosa accade negli Stati Uniti: sono in molti a chiedere che il governo intervenga per tutelare i minorenni che navigano, eliminando i contenuti potenzialmente pericolosi.
Iran: bloccati cinque milioni di siti

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