Una corte di giustizia iraniana ha condannato Roxana Saberi, giornalista freelance irano-americana, a otto anni di carcere. L’accusa è quella di spionaggio. La trentunenne reporter, in possesso della doppia cittadinanza, era in Medio Oriente per scrivere un libro sulle attuali condizioni dell’Iran, ed era stata arrestata lo scorso mese di gennaio con l’accusa di esercitare la professione senza le credenziali di giornalista. Il caso ha riportato alla luce le tensioni mai sopite tra Usa e Iran. Il governo statunitense ha definito l’accusa rivolta a Saberi come “ riva di ogni fondamento ”, mentre il segretario di stato Hillary Clinton ha invocato la sua liberazione. L’avvocato della giornalista, che ha collaborato con Bbc e Npr (la radio pubblica americana), ha annunciato l’ intenzione di ricorrere contro la sentenza , ma le possibilità che l’appello risulti favorevole sono scarse. L’Iran, infatti, rigetta ogni accusa riguardo al caso, facendo ricorso al proprio diritto di sovranità nazionale: “Dare un’opinione su qualcosa che riguardi un individuo o un governo, senza conoscere i fatti, è completamente ridicolo ” ha detto una rappresentante della corte iraniana. A trent’anni dalla rivoluzione khomeinista, la libertà di espressione nell’Iran islamico è ancora tra i diritti fondamentali ignorati. Lo stato mediorientale occupa la poco onorevole sesta piazza nella classifica dei paesi con il maggior numero dei giornalisti investigati e incarcerati: più di 30 nel solo 2008.
Iran giornalista condannata a otto anni per spionaggio

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