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14 Ottobre 2008 | Attualità

Istituto Italiano per la Privacy risponde a Mr Facebook

Mark Zuckerberg, il giovane fondatore di Facebook, durante la presentazione del concorso Facebook for good ha parlato di alcune novità del social
 network più famoso nel mondo. Tra i tanti punti, Zuckerberg ha toccato anche quello della privacy, come chiave del successo del portale.  A tal proposito 
Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, ha manifestato tutta la sua preoccupazione : “A pprezziamo il fatto che Facebook
 intenda la data protection come leva di competitività, 
ma non basta chiedere all’oste se il vino è buono. 

Facebook è uno strumento straordinario, offre informative 
privacy complete, ha prontamente corretto il sistema di
 advertising Beacon e migliorato l’interazione sociale on
line, tuttavia restano rischi da monitorare e non tutte
le questioni sono ancora risolte. 
I problemi attuali appaiono tre in particolare: il diritto all’oblio degli
 utenti, la persistente e – a nostro avviso – eccessiva 
durata di conservazione dei dati personali da parte di 
Facebook e i furti di identità. 

Quanto al primo problema, quello del diritto all’oblio, non ne percepiamo ancora le reali dimensioni: quanti giovanissimi utilizzano con
 spensieratezza Facebook e altri social network per poi
 accorgersi, una volta entrati nel mondo del lavoro, che i 
loro vecchi dati personali e la loro immagine di un
 tempo possono danneggiarli? Chi essi sono oggi non
 corrisponde per forza a chi erano ieri né a chi
saranno domani: dev’essere consentito agli interessati un rapido e facile
 diritto di accesso e rettifica dei dati, per non violare la 
 correttezza nel loro trattamento. 
Il secondo problema, 
strettamente legato al primo, è il fatto che il social
 network conservi i profili e le informazioni anche dopo 
una loro cancellazione da parte degli utenti: questo ci
 sembra incompatibile con i principi di finalità e 
proporzionalità nel trattamento di dati personali. In
 ultimo, anche il tema dei furti d’identità non pare
 trascurabile, come di recente ha dimostrato la vicenda
 di Bruno Vespa: il conduttore ha infatti scoperto che 
qualcuno, su Facebook, si spacciava per lui e ha subito 
esposto denuncia alla polizia postale. Perché non adottare meccanismi di verifica dell’identità di chi si registra, come già avviene in altri grandi siti internet? ” 

 Bolognini ha aggiunto: ” Con i social network non si
 scherza, come con i motori di ricerca, perché 
gestiscono dati delicati. Ciò che da tempo ripetiamo, come
 Istituto Italiano per la Privacy,  è che la profilazione dei
 contenuti on line presenta rischi addirittura maggiori
 rispetto ai dati di traffico nelle comunicazioni: 
incrociando le query delle ricerche nei motori, i nomi degli 
amici e le informazioni presenti nei profili sui social
 network, le scelte di consumo nell’e-commerce, possiamo
 ricavare dati sensibilissimi di una persona. La
 normativa italiana e quella europea hanno finora
 sottovalutato le potenzialità di invasione dei content 
providers nella nostra vita privata, immaginando che i 
rischi più seri fossero quasi solo presentati dagli
 ISPs e dai gestori delle reti. Non è così, quindi servono
 controlli più severi e norme aggiornate .”

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