Mark Zuckerberg, il giovane fondatore di Facebook, durante la presentazione del concorso Facebook for good ha parlato di alcune novità del social network più famoso nel mondo. Tra i tanti punti, Zuckerberg ha toccato anche quello della privacy, come chiave del successo del portale. A tal proposito Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, ha manifestato tutta la sua preoccupazione : “A pprezziamo il fatto che Facebook intenda la data protection come leva di competitività, ma non basta chiedere all’oste se il vino è buono. Facebook è uno strumento straordinario, offre informative privacy complete, ha prontamente corretto il sistema di advertising Beacon e migliorato l’interazione sociale on line, tuttavia restano rischi da monitorare e non tutte le questioni sono ancora risolte. I problemi attuali appaiono tre in particolare: il diritto all’oblio degli utenti, la persistente e – a nostro avviso – eccessiva durata di conservazione dei dati personali da parte di Facebook e i furti di identità. Quanto al primo problema, quello del diritto all’oblio, non ne percepiamo ancora le reali dimensioni: quanti giovanissimi utilizzano con spensieratezza Facebook e altri social network per poi accorgersi, una volta entrati nel mondo del lavoro, che i loro vecchi dati personali e la loro immagine di un tempo possono danneggiarli? Chi essi sono oggi non corrisponde per forza a chi erano ieri né a chi saranno domani: dev’essere consentito agli interessati un rapido e facile diritto di accesso e rettifica dei dati, per non violare la correttezza nel loro trattamento. Il secondo problema, strettamente legato al primo, è il fatto che il social network conservi i profili e le informazioni anche dopo una loro cancellazione da parte degli utenti: questo ci sembra incompatibile con i principi di finalità e proporzionalità nel trattamento di dati personali. In ultimo, anche il tema dei furti d’identità non pare trascurabile, come di recente ha dimostrato la vicenda di Bruno Vespa: il conduttore ha infatti scoperto che qualcuno, su Facebook, si spacciava per lui e ha subito esposto denuncia alla polizia postale. Perché non adottare meccanismi di verifica dell’identità di chi si registra, come già avviene in altri grandi siti internet? ” Bolognini ha aggiunto: ” Con i social network non si scherza, come con i motori di ricerca, perché gestiscono dati delicati. Ciò che da tempo ripetiamo, come Istituto Italiano per la Privacy, è che la profilazione dei contenuti on line presenta rischi addirittura maggiori rispetto ai dati di traffico nelle comunicazioni: incrociando le query delle ricerche nei motori, i nomi degli amici e le informazioni presenti nei profili sui social network, le scelte di consumo nell’e-commerce, possiamo ricavare dati sensibilissimi di una persona. La normativa italiana e quella europea hanno finora sottovalutato le potenzialità di invasione dei content providers nella nostra vita privata, immaginando che i rischi più seri fossero quasi solo presentati dagli ISPs e dai gestori delle reti. Non è così, quindi servono controlli più severi e norme aggiornate .”
Istituto Italiano per la Privacy risponde a Mr Facebook
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