L’Italia conferma la propria posizione ai vertici europei nell’economia circolare, secondo quanto emerge dal Rapporto 2025 del Circular Economy Network, promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e realizzato in collaborazione con ENEA.
Un primato europeo (ma con sfide aperte)
L’Italia si posiziona seconda tra i 27 Paesi dell’UE per livello complessivo di circolarità e al primo posto tra le principali economie europee, preceduta solo dai Paesi Bassi. Il punteggio italiano (65,2) è superiore a quelli di Germania (60,6), Francia (58,7) e Spagna (56,9). Ma emerge anche la necessità di spingere sull’acceleratore, visto che altri Paesi stanno colmando il divario.
Luci e ombre: dipendenza dalle importazioni e investimenti in frenata
«L’Italia si conferma tra i primi in Europa in termini di circolarità, in particolare su produttività delle risorse, riciclo dei rifiuti e tasso di utilizzo circolare dei materiali – ha detto al Sole 24 Ore Claudia Brunori, direttrice del dipartimento di Sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell’Enea -, rimane invece indietro negli investimenti privati per la circolarità delle attività produttive». Per l’esperta, a causa del «quadro di instabilità geopolitica e climatica occorre limitare la nostra dipendenza dall’importazione di materiali che è oltre il doppio rispetto alla media europea».
Nonostante i risultati eccellenti, la dipendenza dell’Italia dalle importazioni di materiali infatti resta elevata, arrivando al 48% del fabbisogno complessivo, più del doppio rispetto alla media europea (22%). Tra il 2019 e il 2024, il valore delle importazioni è cresciuto del 34%, passando da 424,2 miliardi a 568,7 miliardi di euro.
Sul fronte degli investimenti privati nelle attività circolari (riciclo, riparazione, noleggio, leasing), si registra un rallentamento: l’Italia è terza nell’UE con 10,2 miliardi ma segna un calo del 22% rispetto al 2019. Anche l’occupazione in settori circolari scende a 508.000 occupati (-7% dal 2019), pur rimanendo in linea con la media UE (2% del totale degli occupati).
Prospettive e sfide future
Una maggiore circolarità rappresenta una leva per ridurre la dipendenza energetica e rilanciare la competitività del sistema produttivo. La Commissione europea punta a raddoppiare il tasso di circolarità dell’UE entro il 2030, con il “Clean Industrial Deal” e il prossimo “Circular Economy Act”. Per l’Italia, rafforzare pratiche di eco-design, incentivare la filiera delle materie prime seconde e supportare gli investimenti delle imprese diventa imperativo.
I benefici economici e ambientali della circolarità
Nel 2024, le pratiche circolari hanno generato risparmi per 16,4 miliardi di euro all’industria manifatturiera italiana e la Commissione europea stima che, adottando modelli più circolari, l’UE possa risparmiare fino a 45 miliardi l’anno sui costi energetici. Una strategia di riciclo e riduzione dei consumi materiali potrebbe, entro il 2030, abbattere del 14,5% l’uso di materie prime in Italia, e tagliare fino a 40 milioni di tonnellate le importazioni.
L’Italia si conferma leader della circolarità ma i segnali di rallentamento in termini di investimenti e occupazione, così come l’alta dipendenza dalle importazioni di materiali strategici, sono moniti a non disperdere il vantaggio acquisito. Il rafforzamento delle politiche industriali orientate alla circolarità rappresenta dunque una delle principali sfide per il futuro.
Fonte: Rapporto sull’economia circolare: Italia ancora leader – Circular Economy Network
di Sara Giudice