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19 Febbraio 2025 | Attualità, Innovazione

Italia candidata per un laboratorio delle rocce spaziali

Si tratta di un progetto da realizzare a Prato, in Toscana e sarebbe il terzo al mondo. L’astrobiologo John Brucato ai microfoni di Telepress

L’Istituto Nazionale di Astrofisica, il Comune di Prato, la Regione Toscana, l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Università di Firenze e l’Università di Pisa hanno proposto di ospitare a Prato un laboratorio dedicato alla conservazione dei campioni di rocce prelevati da asteroidi, Luna e Marte, così che questi preziosissimi materiali non si contaminino. “Questa Curation Facility”, ci spiega il dirigente di ricerca John Brucato avrebbe lo scopo di contenere e mantenere i campioni in un ambiente controllato per preservarli negli anni. Proprio come succede con i musei, il nuovo laboratorio si occuperebbe anche di preparare i campioni da consegnare ai laboratori del resto del mondo che li vogliono studiare: piccoli granellini di roccia che vengono prestati e poi restituiti a Prato per analisi dettagliate”.

Il laboratorio sarebbe il terzo al mondo, dopo quello statunitense in cui sono conservati i campioni dell’asteroide Bennu, i materiali della Luna provenienti dalle missioni Apollo, della cometa Wild2 e di particelle del vento solare, e il laboratorio giapponese in cui sono conservati i campioni degli asteroidi Ryugu e Itokawa. “Anche i campioni che arriverebbero in Italia sarebbero il frutto di missioni spaziali”, continua Brucato: “La facility dovrebbe avere anche la funzione di analizzare sia i meteoriti, sia le rocce terrestri provenienti da zone con condizioni considerate analoghe a quelle del resto dello spazio, come il deserto di Atacama in Perù e l’Islanda”. Naturalmente, spiega Brucato, la NASA resta la principale attrice in questo tipo di iniziative: “I campioni di Marte arriveranno grazie alla collaborazione tra NASA e l’ESA (Agenzia Spaziale Europea): al momento il rover Perseverance della NASA sta ancora raccogliendo materiale marziano. Servirà poi un razzo potente per ripartire da Marte e riportare indietro i campioni: ci vorranno tanti anni e almeno tre missioni per riuscirci”.

Ma perché dedicare tanta attenzione agli asteroidi? “Anche per capire le origini della vita”, spiega Brucato. Le rocce degli asteroidi arrivano da questi piccoli corpi che si trovano nella fascia degli asteroidi fra la Terra e Marte, in particolare dalla zona che – per una questione di dinamica del Sistema Solare – si avvicinano di più alla Terra e vanno a formare i NEA, Near Earth Asteroids: la fascia interna più vicina alla Terra, da cui proviene anche l’asteroide 2024 YR4 che – da poco è stato annunciato – potrebbe impattare sul nostro pianeta nel 20232.

Studiare gli asteroidi e come sono fatti significa capire come possiamo proteggerci da questi impatti, da un lato, e comprendere l’evoluzione del sistema solare, dall’altro. Gli asteroidi, infatti, sono materiali provenienti dalla nube solare da cui si è formato il Sole e poi i pianeti e sono corpi rocciosi contenenti acqua rimasti più o meno uguali in questi 4 miliardi e mezzo di anni. Nei campioni di Bennu è stata dimostrata la presenza di 14 dei 20 amminoacidi esistenti e tutte le nucleobasi del RNA e DNA, cioè gli ingredienti ideali della vita. Sono insomma loro che, colpendo ripetutamente il nostro pianeta miliardi di anni fa, hanno portato sulla Terra la materia organica formatasi nello spazio e l’acqua degli oceani”.

di Daniela Faggion

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