Gli sviluppatori italiani non parteciperanno all’Android Developer Challenge da 10 milioni di dollari promosso da Google per la piattaforma open source di telefonia mobile. Concorso bandito anche per Cuba, Iran, Siria, Nord Corea, Myanmar e il Quebec. Siamo diventati uno stato “canaglia”? No, almeno per ora: Quebec e Italia sono i soli esclusi a causa delle norme locali restrittive, gli altri invece sono banditi a causa delle leggi Usa. “Il problema è che le norme italiane ci avvrebbero obbligato a lungaggini – dicono da Google -. Stiamo valutando se inserire l’Italia in un secondo momento, a concorso già iniziato”. Colpa della burocrazia italiana, che chiede a Google speciali requisiti per lanciare il concorso: obbligo di consegnare i premi alla presenza di un notaio o di un rappresentate di un’associazione di consumatori, pratiche da presentare a 2 ministeri, fideiussione bancaria per l’intero montepremi (10 milioni di dollari!) e conferimento dei premi non assegnati al no profit. Il concorso della Grande G è più “global”: si parte il 2 gennaio 2008 ed entro due mesi i partecipanti potranno inviare a Google i propri software; i 50 migliori saranno premiati con 25mila dollari ciascuno e saranno chiamati a sviluppare ulteriormente i propri software per altri dieci premi da 275mila dollari e altrettanti da 100mila dollari. Occasione persa per gli sviluppatori “made in Italy” per brillare nel nuovo mercato dei software per cellulari , anche se il gruppo Symbian, distributore di un sistema operativo concorrente installato su 165 milioni di telefonini, è scettico sull’operazione di Google come anche Microsoft, proprietaria di Windows Vista Mobile.
Italia fuorigioco

Guarda anche: