Un progetto scientifico ambizioso e due siti in competizione per ospitarlo.
E’ gara aperta tra Italia e Olanda per ospitare uno dei progetti scientifici più ambiziosi di sempre, ossia l’Einstein Telescope una tecnologia da 1,8 miliardi di euro, capace di ascoltare le vibrazioni dell’intero universo per catturare le onde gravitazionali.
Le aree adatte per ospitare la struttura di questo gigantesco interferometro sotterraneo che occpurà uno spazio triangolare sono due, in due stati diversi: da un lato la miniera dismessa di Sos Enattos, a Lula, in una zona poco popolata della Sardegna e con una minima sismicità; dall’altro Limburg, in Olanda, al confine con Belgio e Germania e non lontana da Maastricht.
Perché questi due ambienti e di che tipo di spazio ha bisogno questo strumento? L’Albert Eistein Telescope sarà appunto un grande un interferometro sotterraneo triangolare progettato per la per la ricerca delle onde gravitazionali. L’osservatorio, che deve il suo nome ad Albert Einstein, sarà collocato a una profondità tra i 100 e i 300 metri, per isolarlo dai movimenti delle onde sismiche, avrà un perimetro di circa 30 km composto da bracci lunghi 10 km al cui interno saranno attraversati specchi di altissima qualità superficiale attraversati da un laser. Se un’onda gravitazionale attraversa l’interferometro, la lunghezza dei bracci oscilla e questa infinitesima variazione viene rivelata dall’esperimento. Et sarà un osservatorio di terza generazione per la ricerca delle onde gravitazionali. Grazie alla sua estrema sensibilità alle basse frequenze, Et ci permetterà di osservare con regolarità le onde gravitazionali inaugurando così l’era di un nuovo tipo di astronomia, l’astronomia gravitazionale di precisione. Un gara aperta e destinata a proseguire fino al 2025, quando dovrebbe essere selezionato il sito.
ET andrà a caccia di onde gravitazionali, increspature dello spaziotempo che si propagano alla velocità della luce, generate da “cataclismi cosmici”, come l’esplosione di supernovae o lo scontro tra buchi neri o stelle a neutroni. La verifica dell’esistenza delle onde gravitazionali rappresenta il tassello mancante alla verifica sperimentale della Teoria della Relatività Generale di Albert Einstein. Prodotte da masse stellari in movimento accelerato, le onde gravitazionali, a causa della rigidità dello spaziotempo, hanno un’ampiezza infinitesima. Per questa loro caratteristica rivelarle è davvero difficile ed occorrono strumenti di dimensione gigantesca, come i detectors interferometrici.
“E’ stata l’Italia, fra il 2007 e il 2009, a proporre per prima l’idea di costruire uno strumento come l’Einstein Telescope”dice all’ANSA il vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Marco Pallavicini.
“Pensiamo di avere elementi scientifici oggettivi per preferire Lula”, osserva riferendosi al fatto che “la Sardegna è fra le 30 zone meno sismiche del mondo: una caratteristica fondamentale perché la ricerca sulle onde gravitazionali prevede strumenti che non possono essere disturbati nemmeno da vibrazioni delle dimensioni di un nucleo atomico”. Sotto questo aspetto Lula offre una schermatura naturale rispetto a Limburg, “dove la sismicità è più elevata, tipica dell’Europa centrale, e la zona è molto antropizzata, con ferrovie e autostrade”.
In ogni caso anche dal punto di vista politico l’Italia si sta fortemente impegnando per portare a Lula il progetto. Lo dimostrano le parole della Ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, inaugurando l’anno accademico a Cagliari. “Ci stiamo mobilitando per portare in Barbagia l’Einstein Telescope: stiamo cercando appoggi e consensi anche a livello internazionale, dalla Serbia all’Egitto”. “Noi siamo degli innovatori – ha aggiunto – e il premio Nobel Parisi ci dice che c’è uno solo posto per il telescopio: Sos Enattos.”
Molto interessante anche il punto di vista più collaborazionista di Pallavicini che sempre all’Ansa afferma che la “scelta non è solo scientifica, ma basata anche su considerazioni economiche, politiche e sociali. Ci sono due anni per decidere e non è detto che alla fine si debba scegliere in un’unica direzione: “c’è anche l’ipotesi scientifica di costruire due rivelatori, uno a Lula e uno a Limburg”.
di Sara Giudice