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4 Giugno 2023 | Attualità, Innovazione

Italo Calvino ispira una performance spaziale

Inviato da Marte un messaggio “ascoltato” da radiotelescopi situati in Italia e Stati Uniti. L’idea è dell’artista Daniela de Paulis, ispirata dalle Cosmicomiche.

Che cosa succederebbe se i radiotelescopi terrestri, un giorno, captassero veramente un segnale in arrivo dallo spazio e il genere umano fosse chiamato a interpretarlo? Se lo è chiesta e ne ha fatto una performance spaziale (letteralmente!) l’artista Daniela de Paulis, che si è fatta ispirare dalle Cosmicomiche di Italo Calvino e ha realizzato il progetto “A sign in space”, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica, l’Agenzia Spaziale Europea, il californiano SETI Institute e il Green Bank Observatory nel West Virginia.

Il 24 maggio 2023 la sonda Trace Gas orbiter, nell’orbita di Marte per la missione ExoMars, ha trasmesso verso la Terra un messaggio codificato, per simulare un segnale lanciato da una civiltà extraterrestre. “Ricevere un messaggio da una civiltà extraterrestre sarebbe un’esperienza profondamente trasformativa per l’umanità”, spiega de Paulis, che ha fatto dello Spazio l’ambito privilegiato della sua attività artistica, così come Calvino ne aveva fatto – chiave umoristica e paradossale – l’ambientazione dei suoi 12 racconti fantastici. Una prima prova del progetto ebbe luogo il 30 luglio 2021, quando un satellite gestito dall’italiana D-Orbit lanciò verso Terra un segnale con il “messaggio di Arecibo” ed esso fu ricevuto con successo a Medicina e dal Radio Telescopio della Sardegna.

“Il messaggio di Arecibo”, spiega de Paulis a Telepress, “fu composto dall’astronomo americano Frank Drake e trasmesso dal radio telescopio di Arecibo (che non esiste più perché collassato nel 2020, ndr.) nella direzione di una costellazione lontana migliaia di anni luce nel 1974. Questo fu il primo tentativo per l’umanità di comunicare con una potenziale civiltà extraterrestre e lo scegliemmo per il nostro primo esperimento dl 2021 perché simbolico: forse neanche noi umani saremmo stati in grado di interpretare un messaggio creato da noi stessi per una civiltà aliena. A Sign in Space”, prosegue de Paulis, “offre l’opportunità di provare in modo tangibile e prepararsi a questo scenario attraverso la collaborazione globale, promuovendo una ricerca di significato senza termine prestabilito, che coinvolge tutte le culture e le discipline”. E chissà che, almeno nell’interpretazione dei messaggi alieni, il genere umano non riesca a mettersi d’accordo.

di Daniela Faggion

Radiotelescopi a caccia di segnali dallo Spazio

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