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23 Aprile 2021 | Ambiente, Attualità

La cittá di Milano detta le regole per una sana alimentazione

La Carta di Milano sulla urban obesity varca i confini nazionali e diventa un impegno europeo. Nata nel 1999 dal lavoro di amministratori, scienziati e società civile, promossa in Italia dal centro di studio e ricerca sull’obesità (CSRO) dell’Università degli Studi di Milano, oggi viene consigliata alle organizzazioni degli stati membri per una promozione a tutti i livelli, oltre che in ambito scientifico e politico, anche culturale, sociale ed economico.

 

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Con la pubblicazione sulla rivista internazionale ObesityFacts, la European Association for the Study of Obesity (EASO) condivide gli intenti della Carta di Milano sull’Urban Obesity e raccomanda alle organizzazioni degli stati membri di promuoverlo in ambito scientifico e politico.

«Un futuro giusto e sostenibile per le persone con obesità è anche una nostra responsabilità». È racchiusa in queste parole, che chiudono la “Carta di Milano sull’Urban Obesity”, l’essenza del patto tra amministratori, scienziati e società civile, per un impegno preciso ad affrontare l’obesità quale malattia, garantendo miglior qualità di vita alle persone con obesità che vivono nei grandi centri urbani.

Il documento nasce dal bisogno di rendere l’ambiente e il tessuto urbano meno obesogeni e più orientati alla qualità della vita delle persone con obesità, attraverso l’eliminazione delle barriere socialistrutturali e culturali che impediscono loro un’esistenza dignitosa e piena. La Carta di Milano elenca i principi della nutrizione salutare, dello sviluppo sostenibile e della sostenibilità ambientale, e allarga gli obiettivi d’azione, alla luce dei grandi cambiamenti che lo stile di vita dell’umanità deve affrontare, come la crescente urbanizzazione.

In Europa, 1 su 5 è una persona con obesità e le stime convergono verso la soglia del 50 per cento al 2030; in Italia gli adulti con questa malattia sono oltre 5 milioni cui vanno aggiunti circa 800 mila bambini. Considerata per lungo tempo un semplice problema estetico, é oggi riconosciuta come una malattia che riguarda il 20% dei maschi e il 23% delle femmine, che causa 337 mila decessi ogni anno e costa 70 miliardi di euro. La sua riduzione di 1 solo punto percentuale potrebbe evitare da 1 a 3 milioni di casi di diabeteipertensione arteriosamalattie cardiovascolari e tumori tra i cittadini europei; una stima che aumenta a 2-9 milioni se la riduzione fosse del 5%.

di Arman C. Mariani

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