La fine degli sms come mezzo di comunicazione privilegiato dalla massa è stata causata da Facebook, Twitter e altri siti 2.0, che a loro volta sembrano patire oggi la concorrenza dei servizi di messaggistica istantanea . WhatsApp , Line e WeChat godono di fama e diffusione globale e hanno conquistato gli smartphone di centinaia di milioni di utenti. Le applicazioni per comunicare rapidamente via telefono cellulare, con la possibilità di scambiarsi immagini e video e di preservare la privacy distruggendo i messaggi pochi secondi dopo la lettura (come fa WeChat), hanno sempre più seguaci: download dopo download, i teenager di tutto il mondo fanno rete tramite questi servizi, trascurando i loro account social . Non a caso, Mark Zuckerberg & Co. hanno lanciato Messenger, app indipendente che permette di gestire le comunicazioni via chat con i propri contatti Facebook, e poi Slingshot, per conserntire l’invio di brevi clip. Nel 2011, gli utenti medi mensili attivi sui social network superava il miliardo, mentre quello delle chat mobili era fermo a circa 150 milioni. Nel primo trimstre del 2014, Twitter et similia sono stati usati da 1,8 miliardi di persone nel mondo, mentre Line e compagnia hanno toccato gli 1,2 miliardi . La messaggistica istantanea cresce a un ritmo pazzesco: il numero di utenti attivi è salito del 148% tra inizio 2013 e inizio 2014, mentre il volume di dati scambiati è in pratica decuplicato, creando qualche problema ai server delle start-up, come dimostrano i recenti crolli di WhatsApp. La differenza tra social e chat è strutturale, concettuale e anagrafica . I primi invitano alla definizione e alla esposizione di sé, con siti articolati, pagine complesse e composte da diverse sezioni: sono nati tutti tra il 2003 (Linkedin) e il 2010 (Instagram). Le seconde sono facili, leggere, servono una comunicazione elementare, immediata e utile, che anche quando veicola contenuti più pesanti (foto, video ecc.) non vuole portare memoria di sé troppo a lungo. E sono giovani: tutte queste società sono nate dal 2009 in poi, con la diffusione capillare degli smartphone. Tempo di requiem per Twitter e Facebook, dunque? Non proprio . Secondo i dati di BI Intelligence, le app per la messaggstica supereranno i siti 2.0 per numero di contatti attivi e scambi tra gli utenti entro la fine del prossimo biennio, quindi non in tempi brevissimi. Inoltre, mentre i social hanno strutture adatte alla pubblicità e possono così raccogliere importanti investimenti, le chat si scontrano con la ritrosia dell’utenza ad accettare le inserzioni e ancor di più a cedere i dati personali agli analisti adv: privacy e pulizia sono tra i capisaldi dei nuovi servizi, scardinarli in favore dei profitti non sarà semplice. E poi, se si guarda il panorama delle app per la comunicazione rapida, ci si accorge che due delle più utilizzate (Messenger e WhatsApp, oltre alla nuova Slingshot) sono di proprietà di Facebook: Mark Zuckerberg si è comprato il nemico e ha vinto la guerra prima ancora di cominciare a sparare , mentre edita uno status sul suo profilo e pubblica un selfie su Instagram. E’ quasi tutto suo.
La messaggistica sgambetta i social

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